Regia di Alfonso Cuarón vedi scheda film
Epopea nostalgica quella di Roma, che affonda le sue radici nel neorealismo italico e nel sottoproletariato di pasoliniana memoria.Una dedica registica fatta col cuore, onorando la figura delle donne..
Echi di memorie in bianco e nero della propria infanzia , piccoli e semplici frammenti che diventano un affresco.
Marcato , deciso e scenografico "Roma" di Alfonso Cuaron parla la lingua della nostalgia, dell' Amarcord della fanciulezza che fu, di tempi lontani e mai sopiti.
Prettamente autobiografico, "Roma" è una sorta di diario personale, memorandum registico e autoriale che scava nella propria cinefilia, portando in risalto un "neorealismo" rivisitato.
Cuaron usa tempi tecnici e registi dalla forma inceppibile, lunghi piani sequenza e inquadrature formali, una scelta stilistica molto solenne e austera.
La telecamera cattura così l'esistenza di una giovane donna , la domestica Cleo, che lavora al servizio di una famiglia borghese di Città del Messico.
Siamo alla fine degli anni 60, sullo sfondo vediamo le rivolte studentesche conto i militari che culmineranno in un bagno di sangue.
Ma Cuaron non vuol parlarci di un manifesto politico, semmai la politica è solo un pretesto storico per contestualizzare le sorti di Cleo.Il regista rende qui omaggio al mondo femminile, alla figura materna di donna Sofia e a quella della proletaria Cleo.Due donne differenti sul piano sociale, ma molto vicine nel dramma esisistenziale.Entrambe sono state abbandonate dai loro uomini, Cleo addirittura viene lasciata quando comunica al suo fidanzato Fermin di essere incinta.
La regia si concentra dunque sullo sguardo di due donne forti, che nonostante le avversità trovano la forza e le motivazioni per continuare a vivere. Il personaggio di Cleo ha le caratteristiche della proletaria pasoliniana, oppure delle serve viste molte volte nei film di De Sica. Al contrario Sofia è una donna borghese, in lacerante contrasto tra l'etichetta e le scelte da portare avanti.
Sono due figure che il regista porta nelle sue memorie di bambino, in una numerosa famiglia annidata in un quartiere dai palazzoni nobiliari ma decadenti.La "Colonia Roma" del film viene vista con affetto nostalgico, realisticamente dipinta in un bianco e nero potente.
Un grande omaggio alla sua infanzia e alla figura della donna,al contrario il maschile viene accenato negli archetipi di papà Antonio e dello sbandato Fermin.
Uomini irresponsabili e immaturi, visti da un ottica femminile, dunque molto sensibile.
Cleo e Sofia interpretate dalle sorprendenti Yalitza Aparicio e Marina De Tavira, appartengono alla sfera materna , alle scelte difficili che ogni donna abbandonata deve fare.Alla fine vince l'Amore per la vita e l'ottimismo, seppur Cleo dovrà sopportare la grave perdita della sua neonata.
La vita però vince su tutto sembra dire il regista, il suo romanzo di "Felliniana" memoria ci porta infine sulle spiagge , all'attività ludica di bambini che un giorno saranno uomini, ricordandosi per sempre delle Donne che con Amore e attenzione gli hanno regalato la gioia di essere venuti al mondo ....
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