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Roma

Regia di Alfonso Cuarón vedi scheda film

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La recensione su Roma

di steno79
10 stelle

Il film più ambizioso di Alfonso Cuaron, un affresco di un Messico anni '70 che si allontana nella memoria e che riemerge in un bianconero nitidissimo, di straordinaria suggestione formale. Un film sull'eroismo delle donne e la mediocrità degli uomini che mi ricorda in qualche modo "Volver" di Almodovar, che non a caso lo ha amato tantissimo definendolo il migliore film dell'anno. E' una pellicola di chiara impostazione autobiografica, dove Cuaron si identifica in uno dei figli maschi (quale?) di una famiglia borghese di un quartiere di Città del Messico chiamato per l'appunto Colonia Roma (ma mettere "Roma" come titolo mi sembra un po' "misleading", come dicono gli americani). E' un melodramma girato con una consapevolezza matura dei codici espressivi del genere, che non scivola nella facile soap opera, stilisticamente assai controllato in ogni sua componente, dove il percorso individuale del personaggio principale si incrocia più volte con eventi storici per lo più destabilizzanti o traumatici. Il personaggio di Cleo è disegnato con mano molto sicura e interpretato con bravura dall'esordiente Yalitza Aparicio, diretta con scrupolo neorealistico da Cuaron all'interno di un cast dove non ci sono nomi particolarmente conosciuti. La trama è molto lineare ma tocca ugualmente un grande numero di temi, dove spicca soprattutto il rapporto di fedeltà e inevitabile sudditanza della serva di fronte a una borghesia accogliente ma sempre attenta a rimarcare le differenze di classe, anche se alla fine la spunta la solidarietà femminile tra Cleo e la bella signora Sofia, piantata dal marito ma desiderosa di tirare avanti in maniera dignitosa costi quel che costi. Numerose scene colpiscono sia per la loro elaborazione formale, con movimenti di macchina complessi ma implacabili e un ricorso a lunghi piani sequenza che ricorda parzialmente Bela Tarr, anche se in una chiave meno disperata, sia per la pregnanza emotiva che le caratterizza. Tra quelle che più mi hanno colpito, la scena nel negozio di mobili con la rivolta studentesca, il parto complicato di Cleo, la sua ricerca affannosa del padre del suo bambino che pratica arti marziali in una gigantesca spianata e che la rifiuta con una cattiveria quasi disumana. Anche il prefinale con il salvataggio nel mare burrascoso è girato con una perizia ammirevole, che si può ritrovare più o meno in tutto il film. Già in "Gravity" Cuaron aveva dimostrato di possedere una cifra stilistica originale e al di sopra della media, ma qui supera chiaramente se stesso in una direzione anti-spettacolare e molto più depurata, che guarda a nobili esempi del cinema europeo e forse anche al Bunuel di "I figli della violenza". La musica è praticamente assente, le immagini hanno un impatto estetico notevole, il film riesce ad inquietare ed appassionare. E' sempre difficile stabilire se un film appena uscito sia un capolavoro, soprattutto se lo si è visto una sola volta, ma credo che sia anche giusto sbilanciarsi e questo è uno di quei casi in cui si può farlo senza troppi rimorsi di coscienza.

voto 10/10

Yalitza Aparicio

Roma (2018): Yalitza Aparicio

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