Regia di Alfonso Cuarón vedi scheda film
Nell'immaginario collettivo mondiale, tra povertà, scarso sviluppo e corruzione, il Messico risulta in tutti i sensi un paese di merda; tanto che Cuaron comincia il suo film con Cleo (Yalitza Aparicio) che versa ripetutamente acqua sul pavimento per pulirlo dalla cacca del cane.
Nei paesi latino americani, se oltre il 90% della popolazione si limita a sopravvivere, c'è un 10% circa della popolazione che invece sta veramente bene, è il caso della famiglia dove Cleo lavora composta dal dottor Antonio, sua moglie Sofia, quattro figli, nonna Teresa e un'altra domestica di nome Adela.
Dove tutto sembra essere perfetto e sistemato all'apparenza, si consumano le fratture interne, a cominciare da un matrimonio tra Antonio e Sofia oramai finito, con tanto di fuga via di casa da parte dell'uomo, mentre Cleo è incinta del suo fidanzato Fermin, un patito di arti marziali dal corpo perfetto, che si dà alla fuga dopo aver scoperto dalla ragazza la notizia. Antonio e Fermin sono due persone in apparenza perfetti secondo i canoni sociali (il primo ha uno stipendio alto, il secondo fisicamente rappresenta l'ideale di maschio alpha), ma in realtà sono due esseri abietti incapaci di affrontare faccia a faccia le proprie responsabilità tanto da lasciare dietro di sé solo il vuoto, l'indigenza, l'incertezza e anche la morte di ciò che hanno prodotto.
Le avversità della vita non necessitano di essere affrontate con chissà che mezzi, ma solo con la concentrazione che appartiene agli esseri invincibili come ci dice il maestro di arti marziali, tanto che Cleo sarà l'unica a saper replicare la mossa dell'uomo, poiché è sulla giusta strada verso l'ascesi.
Sofia e Cleo nonostante la diversa estrazione sociale, sono due donne ingannate dagli uomini e lasciate sole, tanto che alla fine devono rimodulare la loro vita ed esistenza in una nuova forma, magari più piccola (vedere l'ingobrante macchina che per via della sua grandezza, non riesce ad entrare nello spazio angusto del vialetto di casa) ed alternativa, ma che alla fine consente di arrivare al necessario concetto sulla necessità di stare uniti. Sofia e soprattutto Cleo, affrontando le loro paure, riusciranno a superare i propri sensi di colpa interiori, tanto che la domestica rischia la vita nell'affrontare la sua fobia per l'acqua per salvare i due figli di Sofia; gesto che sancisce il suo riaffermare il decisivo legame con la famiglia della donna, seppur non siano i suoi veri figli, arrivando così a realizzare la vera ascesi che ribalta nell'inquadratura finale quella di inizio film.
Cuaron utilizza largamente nel film numerosi numerose metafore come l'acqua e la cacca in quantità industriale prodotta dal cane, che nonostante venga lavata ed elimitata ogni giorno, ritorna sempre uguale a sé stessa, perché atta a far emergere lo sporco su ciò che in apparenza risulta pulito. Il regista perfeziona il suo stile fatto di piani sequenza (anche se ad ogni inizio di ripresa il regista indugia troppo nell'inquadratura per compiacersi forse), i quali sono distaccati dall'azione per valorizzare il formato widescreen la vastissima profondità di campo, conferendo oltre ad un forte impatto visivo, anche l'assoluta possibilità di scelta allo spettatore di vedere ciò che vuole e farsi una sua idea che non coincida solo con quella di Cleo, non a caso il film si chiama Roma, dando così l'impressione che seppur la narrazione si sviluppi su un piano intimo, lo sguardo sia invece molto più vasto. Un Leone d'oro meritato a quello che sembra e a tutt'oggi il miglior film di Cuaron, peccato che data la distribuzione Netflix in molti saranno privati della possibilità di vedere questo piccolo capolavoro al cinema ed in Home Video, visto che sarà disponibile solo sulla piattaforma streaming.
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