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Roma

Regia di Alfonso Cuarón vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Roma

di obyone
8 stelle

 

Yalitza Aparicio, Verónica García García

Roma (2018): Yalitza Aparicio, Verónica García García

 

Venezia 75. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica.

Attraverso un bianco e nero cinereo il figliol prodigo Alfonso Cuaron ridona vita alla Città del Messico del 1971 tornando a riflettere, lontano dalle luci abbaglianti di Hollywood, sull'essenza del proprio paese, del quale ricrea atmosfere tragicomiche sia pubbliche che private. Cuaron si ispira al proprio background, alla propria infanzia e alle donne che l'hanno influenzata per realizzare un incantevole ritratto d'epoca mantenendo però in disparte il proprio ego per concentrare l'attenzione sulla sua creatura è non su di sé. Una lezioncina di umiltà che sarebbe servita ad altri autori in concorso. Non mi dilungo. Vorrei però che non si insinuasse in chi legge un pericoloso malinteso. Non è certo l'umiltà che nasconde la mancanza di talento quella sfoggiata da Cuaron, ma l'umiltà che serve a disegnare un ritratto d'interno nel quale i personaggi costituiscono un unicum famigliare e sociale senza personaggi di spicco e pretese autobiografiche nette. Talento ce n'è parecchio in questo film. La tecnica è elevata tanto da avvalorare in me la sensazione che la confezione sia addirittura migliore del contenuto.

Il lavoro sul sonoro catapulta lo spettatore all'interno della cucina dove lavorano Cleo e Adela come nel cortile ove riecheggia il latrato del cane ed il clangore delle lamiere dell'auto. Il soundtrack di "Roma" è una collezione di suoni che riproducono i mille rumori della casa, il chiasso dei giochi, il fragore degli scontri in strada, la violenza delle onde dell'oceano. Lo sciacquio prodotto dalla ramazza, il cinguettio dell'uccellino in gabbia, il rumore dei piatti anticipano le immagini e le inquadrature, e come "gocce di memoria" collettiva, evocano atavici ricordi che tessono una tela di pregevole realismo.

 

Yalitza Aparicio

Roma (2018): Yalitza Aparicio

Yalitza Aparicio

Roma (2018): Yalitza Aparicio

 

La luce intensa degli esterni lascia spazio ai luoghi famigliari torniti da giochi d'ombra che rendono poesia il gesto semplice e banale di un esercizio ginnico nella penombra della stanza delle serve. Cuaron ci dà l'impressione, con i suoi movimenti di macchina, che siano i personaggi a seguire la telecamera, non il contrario, in un esercizio di stile che contempla una straordinaria libertà di movimento. La macchina ruota sul proprio asse per riprendere tutto ciò che succede nella casa seguendo le persone e i gesti quotidiani con disinvoltura e fluidità pur nella semi staticità del mezzo di ripresa. Cuaron è proprio agio con la mdp ed i ritmi blandi delle giornate di Città del Messico si riverberano nelle immagini. Già dai titoli di testa è evidente tutto ciò. Cuaron punta l'obiettivo sul pavimento del cortile. C'è una donna che sta lavando il selciato ma non si vede. La sua presenza è solo percepita. Quando l'acqua, gettata dal secchio, raggiunge l'inquadratura e decanta lentamente, riflette il cielo tra i cornicioni delle palazzine. Al secondo secchio che finisce in terra un aereo in movimento si riflette nella pozzanghera. Non ha fretta il regista di rappresentare la realtà che conosce e chiede la stessa pazienza al pubblico che guarda. La pazienza fa rima con rassegnazione. Quella innata nei discendenti delle civiltà precolombiane è ciò a cui Cleo deve aggrapparsi nel momento in cui il suo uomo la lascia sola e disperata mentre oscuri presagi aleggiano su di lei come cocci di una tazza in frantumi o di un controsoffitto che si sbriciola su una culla in ospedale. Ma la stessa rassegnazione diviene scelta obbligata anche per la signora Sofia che della famiglia diviene la colonna allorché il marito la lascia per un'altra. Ci sono molti contrasti in questo racconto: la razionalità ispanica e le superstizioni mixteche; la disparità di classe tra l'alta borghesia e le sguattere a servizio. Ma c'è anche amore in questo film: quello non corrisposto di Cleo, quello tradito di donna Sofia, quello figliale verso i bambini, quello del regista per la propria terra. E ci sono anche speranza e solidarietà ad abbracciare i membri della famiglia che fanno quadrato intorno al loro focolare domestico senza distinzioni di status o di genere. Una sensazione che all'autore messicano è rimasta impressa negli anni tanto da riportarlo nel suo vecchio quartiere, nella sua vecchia città, chissà magari a bordo di quello stesso aereo che solca il cielo finale e che sembra incoraggiare Cuaron a raggiungere il proprio "luogo sicuro" ogni qualvolta la malinconia lo richieda.

 

Yalitza Aparicio

Roma (2018): Yalitza Aparicio

 

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Ultimi commenti

  1. steno79
    di steno79

    Questa bellissima recensione mette davvero voglia di vedere il film! Io non ho Netflix ma spero comunque in una uscita in sala. Cuaron è uno dei registi odierni da tenere sempre d'occhio. Ciao

    1. obyone
      di obyone

      Grazie. Gentilissimo. Mi auguro di cuore che tu riesca a vederlo in qualche modo. Se fosse in sala sarebbe meglio perché mi sono reso conto che un impianto audio di prim'ordine ne risalta la parte sonora. Una Tv e il servizio streaming non credo possano bastare. Roberto

  2. laulilla
    di laulilla

    Mi unisco ai complimenti di Stefano, per la tua bella recensione. Dissento su un solo particolare: che il regista lasci da parte il proprio ego! Davvero? Che effetto ti ha fatto l'improvviso comparire del tutto inutile, di due scene da Gravity? A me è sembrata la manifestazione di un ego un po' straripante: personalmente mi ha molto irritata e mi ha un po' offuscato la magia del racconto. Come sai, però, ognuno vede con i propri occhi, per fortuna. Ti dirò, fra l'altro che non ho molto amato Gravity! Un saluto|

    1. obyone
      di obyone

      Lilli mi prendi in contropiede! Io ricordo il film di fantascienza "Dispersi nello spazio". È sicuramente uno dei film preferiti di Cuaron. Io non ho visto però Gravity (tra l'altro sarebbe un'inesattezza storica notevole) nemmeno in qualche easter egg nascosto. Questa citazione (come della commedia "Tre uomini in fuga" non la considero figlia dell'ego altrimenti ogni regista sarebbe da considerarsi megalomane ogni qualvolta inserisce qualche frame del suo titolo preferito sullo schermo di una Tv o sul telo bianco di un cinema. Piuttosto considero le due citazioni un tributo a quel cinema che segnò la sua infanzia (ricordo il contenuto in parte autobiografico del film).
      Il mio riferimento, invece, si riguardava l'altro regista messicano in concorso a Venezia, Reygadas, che pensa di utilizzare il cinema per esibire il proprio snobismo. Questo secondo il mio modesto parere. Cuaron non solo basa il film sui ricordi ma nemmeno usa l'espediente del bimbo alter-ego per raccontare il suo mondo di fanciullo. In questo secondo me è stato umile. Salutoni Roberto

    2. laulilla
      di laulilla

      Io non ho visto, invece, Dispersi nello spazio, perciò potrei aver sbagliato, non lo so. Ho creduto di riconoscere il momento dell'atterraggio di lei; ti posso dire che l'impressione non è stata solo mia. Mi è sembrata un'autocitazione, anche se anacronistica certamente; ma questo "errore" o inesattezza, come dici, non mi pare grave: potrebbe indicare che al piacere infantile della visione dei film di fantascienza, il regista avrebbe dato, da adulto, un seguito cinematografico: un Flash- foward, insomma. Non parlerei di megalomania, però. Ovviamente le citazioni sono sempre ammissibili! Salutoni
      Lilli

    3. obyone
      di obyone

      Io una cosa l'ho sbagliata. Ho scritto Dispersi ma il titolo è "Abbandonati nello spazio" del 1969. Le scene verso la fine, a memoria mia, dovrebbero essere quelle citate

      https://youtu.be/SSS6ZcYg1Fo

    4. laulilla
      di laulilla

      Grazie Roberto; me lo vedrò con calma: mi fido più della tua memoria che della mia! Un caro saluto!

    5. laulilla
      di laulilla

      Per concludere l'incertezza circa il mio ricordo di Gravity, dopo aver visto Abbandonati nello spazio, nonché alcune recensioni di famosi blogger, citati spesso da IMDB, mi sono convinta che accanto ai pezzi del film che tu hai riconosciuto (e che ti ringrazio per avermi indicato), ci sono almeno due auto-citazioni da Gravity, che non sono stata l'unica a notare. Nella recensione ho tuttavia mantenuto una forma dubitativa ... un saluto. Lilli

    6. obyone
      di obyone

      Quanto mi piacerebbe rivederlo!! Mi hai messo un grande curiosità.
      :-)

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