Regia di Chang-dong Lee vedi scheda film
A Ghost Story(telling)
Burning è uno dei film più sfuggenti, nonché meditatamente potenziali ed embrionali, del decennio. Che cos'è, però, prima di tutto, Burning? Quest'ultimo è, principalmente, un'opera sul mistero, su come costruirlo, generarlo e, per assurdo, su come far sì che esso rimanga in superficie: Burning è un film "superficiale", nel senso che, al di là di ogni accezione negativa, come accennato poc'anzi, il mistero rimane in superficie, poiché intenzionalmente ed apertamente irrisolvibile, senza chiavi di lettura; senza bisogno, quindi, di essere stratificato, nonché di diventare potenzialmente districabile; è là, emerso, palese e non va indagato. Il mistero c'è. Non si sa, addirittura, nemmeno bene per che cosa si generi questo senso del mistero, ma, appunto, c'è, prescindendo ogni tipo di analisi psicoanalitica, nonché qualsivoglia sedimentazione del suddetto.
In un certo senso, proprio per e su ciò scritto poc'anzi, Burning risulta essere un film anti-lynchiano, in quanto il mistero risulta insinuato, [l'invisibile diventa per il pubblico un qualcosa di percepito, poiché il pubblico non deve più forzare il suo ruolo spettatoriale cercando disperatamente di immaginare che quella cosa ci sia, quanto, piuttosto, deve definitivamente smettere di pensare che quella cosa, ovvero l'invisibile, non ci sia] piuttosto che insinuante [l'invisibile per lo spettatore diviene un qualcosa di percepibile, poiché esso continua in-definitivamente a sforzarsi ad immaginarlo] come, difatti, accade nei film del regista di Mulholland Drive.
Non solo: è giusto precisare che oltre ad essere un'opera sul mistero, risulta essere anche un lungometraggio sull'assenza, nonché sul mistero come assenza.
In sostanza, per tutto ciò evidenziato finora, Burning risulta essere un film teorico: come imprimere su pellicola il senso del mistero, nonché come crearlo da un punto di vista filmico.
A dar ulteriore conferma a questa tesi, ci penserebbe la trovata ingegnosa del gatto "invisibile" [ecco, di nuovo il discorso concernente l'invisibile, intrapreso nel paragrafo precedente] chiamato Boil, ovvero, tradotto letteralmente, "Bollire", il quale, col titolo del film Burning, che significa "Bruciante" , creano una sorta di giochino filmico, nonché, appunto, un cortocircuito teorico o, meglio, una teorica "reazione chimica", sulla narratività dell'opera(zione).
Ciò che, però, per il sottoscritto, rende Burning, davvero, un'opera unica, è come Lee riesca a rendere, in un certo qual modo, meta-letteraria un'opera cinematografica: Burning è un film su come raccontare una storia, realizzato da uno scrittore [Chang-dong Lee è anche scrittore, oltre che insegnante di letteratura], con protagonista uno scrittore che, probabilmente, si perde nel labirinto dei suoi stessi scritti. Insomma, più che film di fantasmi, in questo caso, si tratta di sceneggiatura di fantasmi.
Narrativa fantasmatica.
Burning è un abisso di senso e, proprio per questo, risulta l'unico erede possibile oggi di Cure.
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Per chi scrive, paradossalmente, Burning è un film da vedere una sola volta, proprio per mantenere intatto quello straordinario senso di mistero che la pellicola trasmette.
Un'opera, a suo modo, definitiva, nonché unica.
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