Regia di Spike Lee vedi scheda film
Colorado, fine anni ’70. Un poliziotto di colore legge un annuncio sul giornale locale: si cercano nuovi adepti per il KKK. Immediatamente chiama e si accorda per entrarne a far parte; non potendo naturalmente farsi avanti lui, manda un collega bianco al posto suo.
Una vicenda epica e una problematica sociale a sfondo razziale: tutti gli elementi che servono per un film di Spike Lee ci sono, quindi nessuna sorpresa che il regista americano abbia scelto la storia del poliziotto Ron Stallworth per metterla in scena. Tratto dal libro quasi omonimo dello stesso Stallworth (Black klansman) con una sceneggiatura firmata da Lee insieme a David Rabinowitz, Charlie Wachtel e Kevin Willmott, BlacKKKlansman è un lavoro intenso e ben orchestrato dal punto di vista della tensione, con interpreti funzionanti e una buona costruzione dei personaggi e dell’intreccio, sebbene qualche soluzione semplicistica possa lasciare accigliati; per es.: i membri del KKK sono fondamentalmente tutti degli stupidoni: come possono suscitare effettivamente paura? John David – figlio di Denzel – Washington convince, Adam Driver non impressiona particolarmente, ma fa il suo dovere; bene anche Topher Grace e Laura Harrier, mentre ad Alec Baldwin è riservata una particina minore. Il finale che richiama in modo diretto le parole di Trump sembra un po’ una forzatura: chi voleva intendere ha inteso anche senza tale didascalico inserimento posticcio, l’America biancocentrica non si è mai arresa e, anzi, lotta ancora nel 2018 per emergere. Oscar per la sceneggiatura e Grand Prix a Cannes, senz’altro meritati. 6/10.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta