Regia di Spike Lee vedi scheda film
L'ultimo grande film di Spike Lee, a mio avviso, è stato "La 25a Ora", agli inizi degli anni duemila. Poi tutta una serie di film confusi, alcuni discreti, ma ben lontani dal grande Spike Lee degli inizi. "BlacKkKlansman" ci riconsegna un buon Spike Lee, nel suo film migliore, da quei tempi. Un lavoro classico, senza troppi svolazzi, e politico, anzi, soprattutto politico. Una storia vera, dimenticata, degli anni settanta, in Colorado, dove due detective, un bianco e un nero, riescono a infiltrarsi nella sezione locale del Ku Klux Klan, sviscerandone l'ignoranza, il razzismo e riuscendo a sventare un attentato importante. Questa storia, comunque, serve a Spike Lee per tratteggiare un parallelismo da brividi con i tempi attuali dell'America (e non solo), davvero non troppo distanti da quelli raccontati. Il razzismo, anche fra le forze do polizia, è lo stesso e l'ascesa di Trump, più volte "citato", non credo involontariamente, nei discorsi del Klan, lasciano davvero pochi spazi al dubbio. Il film è bello, gli attori ci credono, la storia intrigante, ha ritmo ed è girata bene, ci mancherebbe. Però siamo abbastanza lontani dai suoi capolavori, ci vuole ancora uno sforzo, ma qui, ripeto, quello che più conta è il messaggio, l'impegno continuo e militante di Lee, che infatti termina il suo film con le terribile immagini di Charlotte, 2017. Un'America forse ancora più divisa di quella degli anni settanta, e con lo stesso David Duke, gran maestro dei cappucci bianchi, ancora al suo posto. Un'ottima visione, gran bel Cinema, solido e importante.
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