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BlacKkKlansman

Regia di Spike Lee vedi scheda film

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La recensione su BlacKkKlansman

di gaiart
8 stelle

Il razzismo è tutta questione di Testa. Di Capigliatura. O di C..o. Che a volte coincidono. Sembra che la storia si ripeta sempre. Ed è questa cronologica ripetizione di cazzate che interessa a Spike Lee oltre che a Vico. Geniale e tragicomica visione del regista afro-adella pochezza dell'uomo (bianco) in rapporto alle sue debolezze e inferiorità.

LOCARNO 71

BlacKkKlansman

 

Il razzismo è tutta una questione di Testa. Di Capigliatura. O di C..o. Che a volte aihmè coincidono.

 

Sembra che la storia si ripeta sempre. Ed è questa cronologica ripetizione di cazzate che interessa a Spike Lee, oltre che a Vico. 

 

Geniale e tragicomica visione del regista afro-americano sulla pochezza dell'uomo (bianco) in rapporto alle sue debolezze e inferiorità.

 

    Sembra che la storia si ripeta sempre. Ed è questa cronologica ripetizione di cazzate che interessa a Spike Lee oltre che a Vico. All’inizio degli anni Settanta, al culmine della lotta per i diritti civili, Ron Stallworth, (bravo John David Washington, figlio di Denzel) sicuro di sé, nonostante la sua capigliatura da far indivia ai Jackson Five, diventa il primo poliziotto afroamericano della polizia di Colorado Springs. Il suo arrivo, ovviamente accolto con scetticismo e da alcuni colleghi del commissariato con aperta ostilità, gli dà la forza di farsi un nome e tentare di lasciare una traccia nella storia. E così fa.

 

    

   Stallworth viene subito assegnato come detective in una missione molto rischiosa: infiltrarsi nel Ku Klux Klan e denunciarne le efferatezze. Con la complicità dell’alter ego bianco, il collega ebreo Flip Zimmerman, (asciutto Adam Driver), che ne consente l’inganno, i due riusciranno nella missione.

 

  

 

   Gli attori sono tutti magistralmente diretti. Uno script originale, spunto di riflessione per analizzare le tragedie dell’essere umano, una comicità diffusa nonostante la forza del tema trattato, attori sublimi e credibili rendono sempre magica la formula di Spike Lee: lavorare con intelligenza e carisma, risvegliando le coscienze dal loro torpore assuefatto, presentando temi attuali, politici e sociali da rielaborare e su cui riflettere, non ultima l’elezione contemporanea di Trump, che risveglia un razzismo sopito, un odio tra etnie diverse che dormivano da più di 45 anni.

 

 

    Oggi ahimè tali corporazioni “indemoniate”, si sono riattivate sia con gruppi di estrema destra che con cellule di estremisti antislamici, antiebrei, anti tutto e la sottigliezza psicologica di Lee è proprio quella di prendere spunto da un passato ricorrente per fotografare la contemporaneità pericolosa che affligge gli Stati Uniti e non solo.

 

 

 

 

 

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