Regia di Jacques Audiard vedi scheda film
“…vanno combattuti tutti coloro che campano alle spalle del proletariato senza svolgere alcuna attività”. Si rende necessaria la solidarietà fra le classi produttive “…dei collaboratori e dei soci, dal più semplice manovale al più ricco industriale, all’ingegnere più illuminato” (Henry de Saint Simon).
Oregon 1851
Due fratelli, Eli e Charlie Sister (rispettivamente John C. Reilly e Joaquin Phoenix), cacciatori di taglie, lavorano al soldo di un potentissimo ma misterioso signore locale, il “Commodoro”, per catturare e uccidere Hermann Kermit Warm (Riz Ahmed), geniale chimico di provenienza medio-orientale e anche seguace delle teorizzazioni saintsimoniane, costretto a fuggire dalla California e, al momento del film, desideroso di raggiungere il Texas, dove, a Dallas, ha in mente di costruire il migliore dei mondi possibili, secondo la prospettiva indicata dal suo ideale ispiratore.
Egli, grazie ai propri studi, aveva scoperto il modo per trovare l’oro nei fiumi senza fatica e senza guerre, utilizzando una sostanza chimica dalla formula segreta, capace di rendere luminoso, e perciò facilmente separabile dall’acqua, il prezioso metallo.
Sulle tracce di Warm era stato inviato, coll’incarico di carpirne i segreti, e successivamente di ucciderlo, anche il detective e avvocato John Morris (Jake Gyllenhaal), uomo di studi umanistici, che avrebbe instaurato con lui un ambiguo rapporto, affascinato dal suo progetto sociale e dalle sue conoscenze scientifiche: Warm, insomma, pur non essendo un criminale, era l’uomo più ricercato del momento perché la sua formula magica per trovare l’oro faceva gola a tutti i potenti del West.
Leone d’argento per la miglior regia, quest’ultima fatica di Jacques Audiard, magnificamente interpretata dai quattro protagonisti in stato di grazia, è ora nelle nostre sale ed è da vedere, poiché costituisce la testimonianza della versatilità di questo prestigioso regista, che ha tradotto per il cinema, su proposta dell’autore Patrick Dewitt, il romanzo Arrivano i Sisters. Il regista francese ha girato per la prima volta in inglese, sceneggiando con lo scrittore l’opera ispiratrice, avvalendosi inoltre del concorso dei capitali non piccoli di una produzione multinazionale, composta da Francia, Spagna, Romania, Belgio, U.S.A.
Come nei più famosi western di Sergio Leone, i luoghi che fanno da sfondo alla vicenda si trovano, per lo più, in territorio spagnolo (Aragona, Navarra), nonché, in questo caso, in Romania.
Audiard si è mosso rispettando la tradizione del genere, sia prediligendo i paesaggi aperti e selvaggi, gli spostamenti a cavallo, la febbre dell’oro, i momenti di dura e sgradevole violenza, sia includendo elementi di malinconica tristezza che evocano gli ultimi film di quella tradizione gloriosa, quelli che maggiormente hanno spiazzato e continuano a spiazzare le attese degli spettatori più fedeli, soprattutto per i temi “esistenziali” introdotti per i principali personaggi: Charlie, apparentemente il più motivato, è in realtà il più cupo e ombroso; Eli, apparentemente il più violento è in realtà sempre più riluttante a uccidere e come il fratello soffre per la nostalgia della casa e per la lontananza materna; Morris, tenuto all’obbedienza della legge, è sedotto, invece dall’utopia di Kermit Warm…
È presente in tutto il film una sorta di ironia indulgente nei confronti di quel mondo lontano che, nel veloce e irreversibile mutare del contesto storico, trasforma gli eroi individualisti di un tempo in picari avventurosi, un po’ donchisciotteschi, e che evidenzia come la fascinosa sicurezza scientistica e la fiducia nel progresso inarrestabile nascano da una pericolosa ignoranza circa gli effetti perversi della manipolazione della natura.
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Hai letto il libro Lilli? Io l'ho già prenotato per Natale insieme al Blu-Ray!
:-D
No, Roberto, mi spiace deluderti, ma non solo non l'ho letto, ma non l'ho neppure previsto, perché sono alle prese con altre letture, fra le quali l'ultimo, interminabile romanzo di Paul Auster (939 pagine che occupano molto del mio tempo). Ma, toglimi la curiosità: perché aspettare fino a Natale per regalarti un libro? Ciao e grazie del passaggio, sempre gradito. Lilli
Io e mia moglie durante l'anno ci imbecchiamo a vicenda con titoli su titoli tra libri, cd e film. Così a Natale ci arriviamo con tante idee
:-D
PS1: la verità è che, ora come ora, leggo favole per bambini.
PS2: Paul Auster... Lessi Smoke e Blue in the face. Peccato che al cinema abbia dato poco. Ma meglio che niente.
Differire un piacere in vista di un dono! Sì, comprendo, ma manca la sorpresa: per questo ero curiosa.
Vorrei però rispondere al tuo secondo Post Scripum, che pone una questione molto importante. Paul Auster è un grande scrittore, che abbia o no ispirato il cinema.
Io sono convinta che la letteratura abbia una sua specifica autonomia e che non sia l'ancella a servizio di altre arti, che a loro volta sono autonome nella loro specificità. Un caro saluto Lilli
Ne sono più che convinto anch'io che la letteratura non sia serva di nessuno. Però sarebbe stato bello che Auster avesse scritto ancora per il cinema visto il risultato di quelle due sceneggiature. Un caro saluto
Scusa Oby, ma cosa intendi con “lessi Smoke e Blue in the face”? Non sono due romanzi di Auster, ma due film per i quali ha scritto la sceneggiatura originale.
@laulilla: leggo e rileggo Auster da sempre, purtroppo “4321” è stata una grande (in senso astratto e non) delusione. Non te ne rivelo ovviamente i motivi. Ti sta piacendo?
Einaudi pubblicò il volume contenente il racconto di Natale, che poi divenne "Smoke" di Wayne Wang, e le due sceneggiature scritte da Auster: Smoke e Blue in the face. Quest'ultimo prese vita quasi per caso dalla collaborazione tra lo scrittore americano e il regista cinese che buttarono giù poche e brillanti idee che divennero un piccolo gioiellino filmato in quindici giorni. Naturalmente i film sono tra i miei preferiti.
;-)
Roberto
Beh, leggere una sceneggiatura può sicuramente essere interessante ma ha un valore quasi solo tecnico. Anche a me capita di leggerne: per quanto apprezzabile e istruttivo possa essere il risultato, il vero piacere della lettura non inizia nemmeno a propagarsi. Quando poi si tratta di un grande romanziere come Auster, mi suona un po’ sinistro averne letto solo le sceneggiature. Cioè, mi parrebbe più ovvio non leggerne nulla. Mi permetto eventualmente di consigliarti, di Auster appunto, “Il libro delle illusioni”: è una delle sue opere che ho amato di più, e il cinema è una parte importante della narrazione :).
Bye!
Accetto il consiglio benché le mie mensole siano straripanti. È certamente vero che una sceneggiatura non conferisce granché tuttavia io le lessi dopo aver visto le pellicole, uno po' per rendermi conto di come fosse una sceneggiatura (per altro molto dialogata) e poi per leggere i retroscena dell'incontro tra i due autori e le interviste contenute nel libro. I film mi piacevano molto perciò pensai di arricchire la mia esperienza filmica con la lettura. Non ero in cerca di Paul Auster in sé. Dal punto di vista letterario conta, ovviamente, solo il racconto e sono convinto che chi volesse approcciare lo scrittore potrebbe iniziare da ben altri titoli. Ciaoo!!!
Grazie a tutti e due. Vorrei rispondere a @karugnin. Mi sta piacendo? Ni, per ora, per alcune ragioni che ti riassumo in questo modo:
il piacere della lettura è ostacolato soprattutto dalle analisi delle passioni ossessive dei protagonisti in modo particolare per il calcio e il basket, che sono sport del tutto estranei ai miei interessi. Questa è una delle ragioni per cui ho qualche difficoltà a procedere con una certa speditezza, che si aggiunge alla difficoltà materiale di portarmi in giro e sistemarmi in modo comodo con un volumazzo di tale mole. È nelle mie mani, infatti, l'edizione cartacea, per fortuna, perché con la digitale avrei più difficoltà a saltare le parti che ritengo poco interessanti e che ricupererò alla fine. Altra cosa complicata con l'edizione digitale.
Credo che l'uscita in due volumi avrebbe incoraggiato maggiormente il lettore. Del resto io che sono una lettrice abbastanza forte ho letto molte opere in due o più volumi. Anche questo aspetto non è secondario se si vuole invitare a leggere. Grazie del passaggio.
ho una regola aurea: se esiste un libro, va letto prima del film che ad esso si ispira (pena feroci delusioni)
interessante la sensazione che ci descrivi alla fine; a me è rimasta invece uno sfondo malinconico, chissà perché... se poi qualcuno legge il libro faccia sapere se è meglio o peggio del film!
Che ognuno veda il film con i propri occhi mi pare certo, perché esistono modi diversi di interpretare un film, secondo me. Come ho scritto, non credo che leggerò il romanzo, quindi, dopo Natale potrai chiedere a Roberto, che lo riceverà in regalo per l'occasione. Ciao, Luigi; grazie del passaggio e dei commenti.
leggo pochissimo e a volte vedo i film senza aver letto il libro (grave pecca),ma questo film e' veramente bello,grazie di averlo presentato.
Qualsiasi film, ispirato a un'opera letteraria o no, va giudicato di per sé, non per la sua fedeltà al racconto o al romanzo che l'ha ispirato, secondo me. Questo film è bello in ogni caso, come dici anche tu, e tanto mi basta! Grazie del commento e del passaggio, Ezio.
Voce fuori dal coro: io, alla fine della visione, non ho fatto salti di gioia.
Questo, mi dispiace, non è Jacques Audiard che conosco, che ha fatto ben altri film. Qui mi sa che ha scherzato un po'.
Attori bravissimi, regia inappuntabile, ma film piuttosto ordinario, non memorabile. E poi lui non ha mai mischiato i generi, mi ha meravigliato.
Voce legittimamente dissenziente.
Io credo che abbia volutamente scherzato un po': ho colto un'ironica rivisitazione di alcune ideologie ottocentesche, coll'occhio disincantato e anche un po' malinconico di chi sa come finirà. Non so se sia un film memorabile, ma è un buon film, almeno a mio giudizio, opinabilissimo, eh!
Certo, cara Angela, lo scrivi chiaramente nelle tue ultime righe, come è certo che è un buon film ma per me nulla di più: siamo distanti anni luce dai suoi migliori. Come ho scritto nella mia, non siamo ai livelli di 'Tutti i battiti del mio cuore', di 'Dheepan' e soprattutto de 'Il profeta'. Il mio voto è 6,5 come media tra il sufficiente del film in complesso e il 7 del reparto artistico.
Comunque una bella rece. Come sempre.
Grazie!
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