Regia di Leonardo Pieraccioni vedi scheda film
L'unica cosa da ricordare di questo orribile disastro scritto con la sinistra da Pieraccioni e Veronesi (che già di solito non producono poesia) è quando entra in scena Hendel; sintomatico del problema del regista-protagonista è ogni volta che si trova di fronte al più navigato e dotato collega: messi di fronte l'un l'altro, Hendel umilia Pieraccioni e gli insegna 1)la recitazione; 2)i tempi; 3)la verve comica. Non pare poco. Eppure Pieraccione nostro non imparerà un bel nulla, anche perchè come è noto lo scopo ultimo dei suoi prodottacci superficiali con lieto fine incorporato per famiglie (di ritardati) è quello di tirar su due soldini per Natale e nel frattempo girare con qualche bella topona (in questo caso parliamo della Forteza, roba da professionisti). L'utilizzo di Monicelli come voce per il nonno di Pieraccioni pare più un oltraggio che un omaggio al Maestro. Di questo Ciclone ce ne facciamo ben poco, certo non rimarrà nella storia del cinema italiano, eppure lo abbiamo decretato un successone - quantomeno economico - nella stagione 96/97.
In un casolare della campagna toscana, una sera di giugno, arrivano 5 ballerine spagnole: per i tre fratelli (due maschi e una femmina, lesbica) che vi abitano è esplosione ormonale.
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