Regia di Leonardo Pieraccioni vedi scheda film
Rinviando la visione dal 1996 fino ad oggi, questo mito degli anni '90 mi si è frantumato davanti agli occhi.
Mi ci sono voluti ventiquattro anni per decidermi a guardare questo clamoroso successo del cinema italiano, da quando, passando per il viale, vedevo le locandine nei cinema, e si sentiva ovunque la sua colonna sonora appena passabile, ma cucinata e pompata come se fosse una musica geniale ed elettrizzante. È però un successo che ora mi si presenta come un sintomo del deterioramento del pubblico medio, dell'abbassamento delle sue aspettative,e della commedia italiana stessa. Eravamo solo negli anni '90, e da allora la commedia all'italiana è solo scesa. Insomma, un oscuro presentimento mi ci ha tenuto lontano fino ad oggi, e proprio di sesto senso di può parlare.
Io non riesco a vederci nulla più che un filmetto che strappa a stento qualche risolino, popolato da personaggi banali che recitano sopra le righe facendo i buffoni. L'umorismo è di stampo adolescenziale, grossolano, e certe scene che dovrebbero far sbellicare dalle risa – come le avventure sessuali del meccanico Pippo – sono solo penose e ripetitive. Le battute più “acute” dei dialoghi fanno spesso scuotere la testa, E poi alla quarta volta che Pieraccioni ci mostra il padre che dorme e russa, viene da dire “Eh basta!”. Eppure dovrebbe essere una scena molto spiritosa.
Certi snodi narrativi sono pretestuosi e irrealistici (come le ballerine che dormono sul prato e non in casa – vorrei vedere), solo per mostrare le ragazze distese sensualmente sul manto erboso. Altri problemi ci sono con i costumi: in alcune sequenze Lorena Forteza è vestita con una camicetta estiva piuttosto ridotta, e ha il pancino fuori, mentre Pieraccioni indossa un maglione benché in piena estate... Vederli parlare tra di loro fa un po' strano. E se Pieraccioni non sa dirigere, ancora meno sa scrivere i dialoghi.
Uniche noticine positive. Alessandro Haber, benché deve esser venuto solo per passare il tempo o perché era al verde, è l'unico che recita con un po' di mestiere, e riesce a dare al suo personaggio di fallito, per il quale è specialista, qualche accento interessante (ma non quando le cose gli vanno bene). Infine la fotografia: l'ho trovata molto buona, con belle inquadrature del paesaggio toscano, e una luce interessante: l'azzurrino prima della notte, la notte stessa, e i paesaggi luminosi del pieno giorno. Un personaggio non banale è quello del nonno, che non si vede mai. Non è sarcasmo il mio, perché l'idea dei dialoghi a distanza e dello strano vecchietto è secondo me indovinata. Ma tutto ciò non basta. Pieraccioni – lo si vede proprio - sguazza nella sua pellicola: l'ha scritta e diretta, la pervade, e si sente sicuro di sé. Ma, ahimè, non basta neppure questo.
Non mi aspettavo un granché, solo una commediola media e passabile, ma il film mi ha proprio deluso.
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