Regia di Peter Candeland, Yarrow Cheney, Matthew O'Callaghan vedi scheda film
Tutti hanno il diritto di essere felici, dovrebbe essere asserito in ogni Costituzione. Entrando nel tema, mentre alcuni lo sono in ogni momento, anche in barba a eventi sfortunati, per altri si tratta puramente di frangenti episodici.
A prescindere dalla singola predisposizione dell’animo, l’alleviamento dello spirito non andrebbe negato a nessuno. Anche a chi fa il ritroso a priori poiché ha il cuore incancrenito, chi respinge al mittente perfino l’invito più sincero proveniente da chi non pretende alcunché in cambio.
Malgrado tutto, non è detto si tratti necessariamente di una causa persa e qualsiasi tentativo di recupero va coltivato con testardaggine, senza farsi scoraggiare da un’iniziale reticenza.
Con il Natale ormai alle porte, gli abitanti di Chissarà stanno predisponendo i festeggiamenti più fastosi di sempre. Una condizione di diffusa felicità che porta il riottoso Grinch (Benedict Cumberbatch) ad architettare un diabolico piano per rompere le uova nel paniere ai suoi concittadini.
Quindi, decide di rubare tutti i regali consegnati da Babbo Natale prima che i bambini possano scartarli, ma un incontro inaspettato potrebbe modificare le sue intenzioni.
In fondo, non è mai troppo tardi per ritornare sui propri passi.
Questa versione de Il grinch riporta a chiare lettere il marchio grafico della Illumination (Cattivissimo me), senza mantenerne intatti tutti i tratti decisivi.
Praticamente, smarrisce per strada il dispositivo comico a getto continuo e perde pezzi anche nell’inevitabile confronto con l’omonimo film diretto da Ron Howard, che di certo non osava più del minimo indispensabile ma che, se non altro, poteva giovarsi di un gommoso ed esuberante Jim Carrey nel momento di massima gloria.
Per giunta, il problematico esercizio di equilibrismo tra la scorrettezza del protagonista in pectore e la volontà di rimanere sui binari di un prodotto destinato principalmente a conquistare i più piccoli, crea un vero e proprio corto circuito, un incidente diplomatico che vede il Grinch condividere praticamente al 50% la ribalta con una bimba. Una condizione che, se da una parte rientra nelle regole del gioco del cinema d’animazione contemporaneo, dall’altra annacqua ulteriormente le connotazioni, finendo per creare uno sbilanciamento irreversibile.
Questo modus operandi definisce una visione edulcorata, che non va oltre - nemmeno di un centimetro - alla plastica rappresentazione di un mondo in cui nessuno nasce cattivo, giustificando una trasformazione virata al negativo attraverso motivazioni ignorate, rimaste inascoltate o non valutate nella giusta misura.
Dunque, questa nuova illustrazione de Il grinch predilige accedere a sostanziose dosi di dolcificante, non intende mai arrecare il minimo disturbo, non osa praticamente nulla, non inquieta nemmeno per sbaglio.
Detto che una renna obesa strappa risate copiose e che, nella versione originale (da prediligere a ogni costo), Benedict Cumberbatch accosta tonalità vocali sideralmente distanti con classe eccelsa e la voce narrante di Pharrell Williams risalta già al primo accenno, la mitigazione generale è annichilente, fino a sciogliere del tutto ogni velleità in un finale svenevole e pallido.
Spuntato.
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