La recensione su Genitori quasi perfetti

Simona, alias Anna Foglietta, è una madre single, insicura ed eternamente preoccupata di essere inadeguata, in preda ad una costante ansia da prestazione nei confronti dell’adorato figlio Filippo, al quale sta cercando di organizzare la festa di compleanno per i suoi otto anni. La regia rinchiude nell’arco di una giornata e nell’ambito di un salotto, l’intera vicenda. Mentre i bambini scorrazzano in salone, in attesa dell’animatrice ritardataria, gli adulti si ritrovano a chiacchierare in cucina tra sterili convenevoli e ipocrite strette di mano. Attraverso un  colorito affresco di personaggi, il film cattura vizi e virtù, del nostro bel paese, popolato da tanti “illusi” che credono di avere la  ricetta ideale in tasca, per esercitare al meglio il ruolo di genitore. Gli sceneggiatori Renata Ciaravino e Gabriele Scotti sono bravi  nel ricreare tutte le condizioni che spingono questi genitori a passare dalla cortesia alla rabbia, dalla pace allo scontro, soprattutto grazie a una indovinata caratterizzazione dei personaggi: la coppia vegana che guarda i film di Truffaut e che è sempre pronta a dare consigli agli altri; la mamma lesbica che si trova suo malgrado costretta a rispondere a tutte quelle domande imbarazzanti su come si viva con una donna; il papà neoseparato che si porta il Mac per una "call" di lavoro, senza preoccuparsi del figlio iperattivo; l’estetista un po’ libertina, che non nasconde di aver bisogno di un po’ di tempo per sé stessa e il il “mammo” disoccupato con idee oltranziste sulla pedagogia, che si sforza invano di essere simpatico e disponibile. Comunque la festa sembra, tutto sommato, procedere senza particolari incidenti, finché un’azione di Filippo, un’inezia, rompe l’equilibrio e quella casa nel giro di pochi minuti, si trasforma in una polveriera, dove le tensioni prima trattenute, esplodono violentemente e sono tutti pronti a rintuzzarsi l’uno con l’altro,  tra furiose discussioni e laceranti litigi, che  degenerano fino a sfiorare la rissa, un gioco al massacro, con tanto di resa dei conti finale. Analisi impietosa dell'essere genitore oggi, padri e madri smarriti e intrappolati, tra l'ansia di dover indicare un percorso positivo e le nevrosi quotidiane, stritolati tra infernali feste di compleanno, chat varie, palestra, piscina, e frustrazioni personali. Sullo sfondo la metropoli che corre, lavora, produce proprio come Simona, che in apertura di film la voce fuori campo del piccolo Filippo presenta così: "Ha fretta, corre, mi chiama, dice che è tardi e va via senza aspettarmi”. Lo schema narrativo ricalca in linea di massima quello della commedia all’italiana, ma sembra anche prendere spunto dal linguaggio più pungente di film come Carnage di Roman Polanski, dove il litigio futile dei figli diventa il pretesto per scatenare la competizione tra i genitori. Il film della Chiossone va in questa direzione, ma senza appesantire con moralizzazioni inutili, quel che ne viene fuori è una brillante commedia caustica, che al netto di qualche esagerata caricatura, riesce felicemente a divertire e a far riflettere, con ritmi serrati e dialoghi scoppiettanti.  Anna Foglietta, Paolo Calabresi Lucia Mascino, Marina Rocco, Elena Radonicich sono alcuni degli interpreti,che danno sapientemente il volto ai malcapitati protagonisti della storia, profondamente umani e fragili. Menzione speciale per il pirotecnico finale che vira il film verso il musical, con un coreografico balletto sulle note del “cobra” di Donatella Rettore.