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Hereditary - Le radici del male

Regia di Ari Aster vedi scheda film

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La recensione su Hereditary - Le radici del male

di ilcausticocinefilo
3 stelle

Re paimon va' in città

 

Ed ecco che si ritorna puntualmente a chiedersi per l’ennesima volta (dopo casi clamorosi come The Witch o It Follows) che film abbiamo visto la maggior parte dei recensori. Che hanno posto su un piedi­stallo, idolatrato, finendo per conferirgli una visibilità che di certo non meritava, un film che può essere ragionevolmente considerato, per converso, uno dei peg­giori della stagione.

 

 

Toni Collette, Gabriel Byrne, Alex Wolff, Milly Shapiro

Hereditary - Le radici del male (2018): Toni Collette, Gabriel Byrne, Alex Wolff, Milly Shapiro

 

 

Un film vacuo, insulso, privo di al­cuna mordente, tanto noioso, catatonico per tutta la pri­ma ora e mezza quanto affrettato, convulso e in definiti­va ridicolo nell’ultima mezz’ora.

 

Un pessimo esordio che non promette nulla di buono per le future opere del regista, soprattutto qualora abbia la sciagurata idea di proseguire sulla strada dell’horror. Qualora decidesse, invece, di concentrarsi sul dramma o, meglio ancora, il melodramma forse (ma solo forse) riuscirebbe a ricavar­ne qualcosa di meglio realizzato di questo suo primo film.

 

 

Milly Shapiro

Hereditary - Le radici del male (2018): Milly Shapiro

 

 

Perché, ed è da sottolineare, uno dei maggiori di­fetti di questo Hereditary è quello di presentarsi come un horror quando in realtà, al tirar delle somme, tutta la prima ora e mezza può tranquillamente essere conside­rata (salvo qualche sporadica divagazione) un dramma familiare sulla perdita degli affetti, ed uno neanche par­ticolarmente riuscito, per giunta.

 

Una trama esile (per non dire inesistente) è diluita a dismisura per arrivare a superare le due ore (a che pro?), col risultato di lasciar ben più di qualche spazio agli sbadigli.

Come se non ba­stasse, il film si prende tremendamente sul serio, senza avere lo spessore adatto per permetterselo, ed anche l’espediente dei modellini che la protagonista realizza si rileva del tutto fine a se stesso (puro sfoggio di tecnica utile giusto per inserire qualche effetto, come all’inizio).bEssendo l’unico componente della narrazione un poco inusuale o quantomeno intrigante, per il resto a risaltare finiscono per essere nulla più che i numerosi cliché proposti allo spettatore uno di se­guito all’altro (sedute spiritiche, crisi di nervi, sonnambulismo, possessioni) che non inquietano nessu­no e si risolvono in poca cosa.

Il finale, poi, è semplicemente esilarante.

Nulla possono per risollevare le sorti del film né la buona interpretazione della Collette, né la fotografia di Porgorzelski.

 

 

Alex Wolff

Hereditary - Le radici del male (2018): Alex Wolff

 

 

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