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Hereditary - Le radici del male

Regia di Ari Aster vedi scheda film

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La recensione su Hereditary - Le radici del male

di Furetto60
5 stelle

Horror molto acclamato da critica e pubblico. Personalmente,non mi è molto piaciuto.

 

La narrazione si apre con un triste evento, i Graham nelle persone di Annie, alias Toni Collette, il marito Steve alias Gabriel Byrne e i figli Peter e Charlie, alias Milly Shapiro sono colpiti da un lutto, per la morte della beneamata, ma assai problematica nonna. Annie si ritrova al funerale della controversa figura materna, Ellen Graham, celebrando il suo elogio funebre. Rientrata in casa dopo aver avuto un’allucinazione in cui ritiene di aver visto la mamma, aggirarsi nel suo laboratorio, suo marito Steve riceve una telefonata da parte della direzione del cimitero, che lo avvisa che c’è stata una profanazione della tomba di Ellen.Annie inizia a frequentare un gruppo d’ascolto, rivelando durante le sofferte sedute,che molti membri della sua famiglia, inclusa la defunta madre, hanno sofferto di malattie mentali. La protagonista, in particolare, è combattuta da una serie di sentimenti contrastanti, da un lato ritiene doveroso sentire dolore, come naturale reazione alla perdita di un consanguineo, dall’altra invece non riesce a provare nostalgia per una persona con la quale ha vissuto trascorsi poco idilliaci, anzi, le due hanno condiviso una serie di tragedie, tra cui il suicidio del padre e del fratello in sinistri e inspiegabili situazioni. Dopo questa scomparsa, segue un altro tragico e al contempo banale incidente, in cui perde la vita anche la piccolissima figlia. Peraltro è un mistero il fatto che il fratello Peter, artefice involontario della terribile e mortale disgrazia della sorellina, vada a dormire come se niente fosse, lasciando il cadavere mutilato in bella mostra nell’auto davanti casa. Un’affettuosa sconosciuta incontrata a un gruppo di sostegno, coinvolge Annie in una seduta spiritica di famiglia, per incontrare l’anima della defunta figlia,ma l’ esito però è devastante, lo spirito richiamato non è quello della figlia bensì di un’entità malevola

Hereditary porta la firma di Ari Aster, regista statunitense, che vede in questo film il suo esordio cinematografico, presentato con successo, in anteprima mondiale al Sundance Film Festival 2018. Apparentemente semplice il soggetto, Un dramma famigliare, che scivola lentamente nell'horror soprannaturale. La paura costruita da Aster è costruita passo, passo, ad impersonarla in modo convincente è Toni Collette, attrice strepitosa, e sottovalutata, formidabile, nel trasformarsi scena dopo scena in una marionetta demoniaca, pilotata da forze oscure .Al fianco della Collette Gabriel Byrne, nei panni di un posato psicologo, nonché padre e marito affettuoso, poi bravo Ann Dowd, il 20enne Alex Wolff e infine l'inquietante Milly Shapiro,la sua Charlie Graham, con quegli occhioni azzurri e l’ ampia fronte, è un personaggio indimenticabile. Aster, ambiziosamente prova a volare alto, attraverso una regia visionaria, studiata e costruita nel dettaglio, pregna di simbolismi, in un contorto percorso visivo, acustico per un film che appare molto stratificato ,ricco di numerosissime e variegate suggestioni, dalla demonologia, alla tragedia classica, disponendo di una fotografia sofisticata e mostrando nelle sequenze, alcuni passaggi in comune con “A Venezia… un dicembre rosso shocking” e “rosemary's baby” Sin da principio viene citata l’inevitabilità della Τ?χη ,cioè la sorte, richiamando prima Eracle e poi Ifigenia, come esempi di eroi tragici, che affrontano un inevitabile destino. Quindi il film si articola, a mò di tragedia greca, con un prologo cioè il discorso funebre di Annie, che presenta i fatti, cui seguono i 3 atti in cui è suddiviso lo sviluppo, separati tra loro da due momenti fondamentali, un incidente e la seduta spiritica, in ultimo c’è lo scioccante finale.Una menzione speciale merita “la casa delle bambole” ,realizzata dall’esperto Steve Newburn, che Annie fabbrica con perizia per ragioni di lavoro, ma che assume una grande valenza metaforica, cioè rappresenta la realtà stessa e attraverso le sue miniature, costituisce un ulteriore strumento narrativo, decisamente singolare e suggestivo. I segni demoniaci sono impalpabili, ma carichi di forza. La tensione cresce a poco a poco ,in un climax, il cui principio è lento, di tono fortemente drammatico e in cui sono solo forniti alcuni vaghi elementi, per poi far precipitare i suoi protagonisti in un incubo ad occhi aperti, vissuto all'interno di questo mini set, ricostruito seguendo linee e proporzioni da “barbie”, attraverso lenti, eleganti e lunghe carrellate, un raffinato montaggio e un'attenzione acuta, al sound, alla colonna sonora e alle scenografie. Poi, la storia cominciata in sordina, accelera vertiginosamente, in momenti sempre più foschi e inquietanti, che travolgono i protagonisti e gli spettatori in un’inevitabile deriva verso il terrore, “Hereditary – Le radici del male”, dal punto di vista estetico, formale e della recitazione è impeccabile, ma la scarsa esperienza del regista,emerge palesemente nella parte finale dove, in una baraonda di tipo satanista, rischia a più riprese di perderne il controllo, scivolando in una conclusione,farneticante e misticheggiante,che finisce con lo sfiorare il ridicolo. La critica e il pubblico lo hanno acclamato, eleggendolo come rappresentante illustre di un modo nuovo di girare l’ horror. Non appartengo alla schiera di questi estimatori, il film anche se costruito bene e per certi versi originale e “colto”, non mi ha convinto.

 

 

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