Regia di Edward Zwick vedi scheda film
Del film salverei l'interpretazione di Denzel Washington e, soprattutto, di Diamond Philip. Il regista ha avuto lo svantaggio di gestire una sceneggiatura tratta da un pessimo romanzo. Non pessimo per lo spirito marziale che permea la vicenda (patria, onore, coraggio...) ma perchè se una storia parte basata su certe premesse (un caso giudiziario da risolvere) è inutil tirarla alla lunga con proposte di soluzioni in alternativa quando l'esito finale è largamente scontato. Indovinare il finale di questo film già all'inizio, non è certo un'impresa da maghi: ve lo figurereste un finale con la soldatessa elicotterista che faccia la parte della pusillanime, codarda e tremebonda? Sarebbe insorto tutto l'universo femminista, cosa questa che, di questi tempi, è assolutamente da evitare: non sarebbe infatti "politicamente corretto". E dire che l'episodio vero a cui si riferisce il film narra tutt'altra storia: una soldatessa con il fucile inceppato ferita in un agguato (Prima Guerra del Golfo), con i media che, per alimentare il mito dello "spirito guerriero femminile" (sic), la poveretta ancora incosciente, montarono un caso che creò alla protagonista grosse turbative psicologiche quando, conosciuta la verità, fu imposto di mantenere la versione originaria! Molto tempo dopo, la povera ragazza era ancora assistita dagli psicologi, e non per gli effetti patiti sul campo!
Del resto, tolta al film questa componente di "competizione sessista" dall'esito più che scontato, che altro sarebbe rimasto da manipolare alla regia se non una storia come ce ne sono in tante altre pellicole "di guerra"? Scoccia che, entrando in sala per vedere un thriller, si sappia sin dall'inizio come il film andrà a finire, non appena intravisti i protagonisti implicati nella vicenda (chi oserebbe scommettere contro l'"eroina"?).
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