Regia di John Carpenter vedi scheda film
Il 2013 (anno di ambientazione di questo “Fuga da Los Angeles”) non è poi così lontano dal 1996, anno in cui Carpenter scrive e dirige il film. Eppure la visione del regista risulta pessimistica e caotica più del solito: la città degli angeli è dipinta dal regista newyorchese come in preda al totale caos, semi-apocalittica e fuori controllo. Jena Plissken, che si conferma uno dei dieci personaggi più cool dell’arte cinematografica, torna in azione, per cui il film appare come un sequel di “1997: Fuga da New York”. Stavolta Jena deve salvare prima se stesso e poi il resto del mondo, recuperando dalle brame di un terrorista sudamericano un telecomando che dirige i satelliti mondiali, per affidarlo poi nelle mani di uno spietato Presidente (a vita) statunitense.
L’immancabile sarcasmo anticapitalistico di Carpenter ed un nichilismo ostentato (si veda il finale) fanno da sfondo ad una teorizzazione della modernità molto ben congetturata dal regista, che a parte la sottovalutazione del potere dei telefonini e, come detto, qualche eccesso scenografico che eccede in catastrofismo (per di più fotografato in maniera sfolgorante), ne azzecca un bel po’ (la clinica di chirurgia estetica, la preponderanza dei satelliti, gli tsunami).
La solita giostra caleidoscopica che è puro divertissement come solo il filone ludo-fantasy della filmografia di Carpenter sa mettere in scena. Adrenalina, divertimento e tanta azione: poco fortunato (al botteghino) e molto riconoscibile agli occhi dell’amatore, “Fuga da Los Angeles” è un bocconcino succulento da gustare in un sol boccone.
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