Regia di John Carpenter vedi scheda film
La città di Los Angeles, a causa di un devastante terremoto, è diventata un’isola. Il caos e l’anarchia serpeggiano ovunque. Un teocrate senza scrupoli è diventato presidente degli Stati Uniti d’America. Sua figlia, innamorata del terrorista Cuervo Jones, si è rifugiata sull’isola rubando un’arma/telecomando formidabile. Insomma, it’s time for Snake…
John Carpenter torna sul luogo del delitto e rispolvera una delle icone del suo cinema e degli anni 80; l’anarchico, bastardo e ghignante ex-soldato interpretato dal monumentale Kurt Russell, un po’ appesantito ma completamente a suo agio con la benda nera sull’occhio. Il regista, duole dirlo, non è al suo meglio e l’omogeneità dell’opera ne risente, pur non mancando momenti esaltanti e graffianti innaffiati, come di consueto, dalla sua verve iconoclasta, in questo caso focalizzata sull’ex città degli angeli e sui suoi corrotti (reali) usi ed abitanti. Perché nessuno si salva dallo sguardo sprezzante e dal sibilo animalesco dell’imperturbabile vendicatore semi-bendato, sovversivo vessillo cinematografico del grande regista statunitense. Lo si può vedere avere a che fare con tribù di Beverly Hills dedite alla chirurgia estetica estrema, sempre alla ricerca di tessuti freschi e tonici, e con il loro chirurgo capo (un divertito ed irriconoscibile Bruce Campbell) oppure fare surf nei canali cittadini, sparare battutacce e vincere sfide mortali in campi da basket/arene gladiatorie e, infine, fumarsi una sigaretta stropicciata, sempre con il sua espressione corrucciata e sprezzante che sembra dire: io sono una merda ma voi siete pazzi. Gli altri attori presenti nella pellicola fanno la loro parte, senza infamia e senza lode (tranne la Golino, completamente superflua), a parte l’ottima prova del compianto Cliff Robertson nei panni del bieco Presidente moralizzatore, con la sua recitazione secca e sicura, caratterizzata dai repentini movimenti della sua mascella quadrata e dall’onnipresente ghigno sordido. In conclusione, il cervello direbbe tre stelle ma il cuore mi suggerisce di rispondere come facevo da giovinetto, in quel di Guidonia, al salumiere di fiducia (di mia madre) al quale ordinavo i proverbiali tre etti di affettati e che, puntualmente, mi diceva: “Sarebbero quattro, che faccio lascio ?”- “e lascia, lascia…..”.
Oscura.
Buona.
Sardonico.
Militaresco.
Inaffidabile.
Ottimo.
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