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Cutie Honey: Tears

Regia di Takeshi Asai vedi scheda film

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La recensione su Cutie Honey: Tears

di Marco Poggi
7 stelle

L'ennesimo futuro inquinato giapponese, dove comandano dei robot malvagi, fa sfondo al film reboot di Cutie Honey del 2016, che ha ben poco a che spartire con i tormentoni e le situazioni saffiche del manga omonimo di Go Nagai. Mariya Nishiuchi è comunque una Cutie Honey bella ed affascinante ed il film ha i suoi bei perché.

Secondo film dal vivo di Cutie Honey, la frizzante e disinibita  eroina androide di Go Nagai, girato 13 anni dopo dopo la simpatica carnevalata del 2003 firmata da Hideaki Anno, che, oltre ai tormentoni nagaiani, mescolava anche situazioni prese dagli anime di Sailor Moon e dai telefilm dei Power Rangers; anche se qui storia, personaggio e tematiche vengono stravolti (Cutie Honey è qui un ragazza androide poco avezza alle battute e agli sfottò verbali  ai nemici - non dice mai "Honey Flash"  e non si presenta elencando le sue  trasformazioni, né cantando il suo leit motiv giapponese - , rinuncia persino ad armarsi di fioretto, per praticare solo le arti marziali) perché, praticamente, il film è ciò che i detrattori di "KYASHAN - LA RINASCITA" avrebbero voluto vedere nel film di Kazuaki Kiriya del 2004: un action movie drammatico e malinconico (ma non così drammatico e malinconico perché rimane comunque un film su Cutie Honey e quindi un pò di leggerezza e di umorismo, seppur umorismo nero, ci sono eccome), ambientato in un futuro inquinato (i giapponesi saranno anche ripetitivi e pessimisti nel descrivere futuri prossimi, però, sull'atomica e sull'inquinamento hanno ragione ed è giusto che insistano) e governato da robot assassini. Si rinuncia a troppe cose (l'organizzazione criminale Panther Claw, composta da uomini in nero mascherati, armati di pistola Walther p.38 e con il cappello in testa, sparisce per essere rimpiazzata da un esercito di ciclopici soldati robot armati di fucili laser, come spariscono i varipinti mostri femminili comandati da Sister Jill, perché qui l'unico mostro è proprio Sister Jill interpretata dalla bella Nicole Hishida, ua giovane attrice nippo-americana  che si diverte a fare la spietata, come la vera Siste Jill dev'essere - altro che la gigantesca donna albero, interpretata da un attore del teatro Kabuki del film del 2003, che più che perfida, risultava annoiata -), anche alle nudità nagaiane (ahia!), per un B-movie di fantascienza che sa di già visto (è infatti un mix discretamente riuscito di "MATRIX""GHOST IN THE SHELL", "IL QUINTO ELEMENTO""KYASHAN, IL RAGAZZO ANDROIDE" e persino del nostro "FUGA DAL BRONX" e del britannico "DOCTOR WHO") ma che ha il pregio di non annoiare (solo 92 minuti contro le filosofiche due ore e venti di "KYASHAN - LA RINASCITA") e, persino, commuovere (ci sono rimandi alla eroine ambientaliste dei film di Hayao Miyazaki). Fondamentale il rapporto fra Cutie Honey e il giornalista Seiji, personaggio che eredità la solarità ed il positivismo  della Honey dei manga e degli anime; adeguata la protagonista Mariya Nishiuchi, anche se non arriva ai sorrisi ammiccanti e ingenui di Eriko Sato (la Honey di Anno, che sterzava troppo in zona Sailor Moon, qui fortunatamente assente). Insomma, siamo lontani chilometri da Go Nagai, inoltre Honey diventa solo il soprannome dell'eroina perché il vero nome nel film è Hitomi, ma, personalmente, è un tradimento che trovo accettabile, perché preso come un film di fantascienza  come tanti funziona bene.

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