Regia di Malgorzata Szumowska vedi scheda film
Partendo da una storia personale, quella di Jacek e della sua improvvisa nuova vita, del suo improvviso handicap, la giovane regista polacca, premiata a Berlino 68, allarga gli orizzonti del suo piccolo film per parlare della Polonia di oggi, ultra religiosa, consumistica, razzista, falsa e ipocrita, degna della peggiori democrazie occidentali. La storia in sé ha poche novità a riguardo: un bel giovane che dopo un incidente sul lavoro rimane sfigurato, subisce un trapianto di viso e diventa un "mostro", anche per la stessa madre, rimanendo emarginato dalla società, non è nuova e non è trattata con grandi novità a riguardo, se non, appunto, sotto l'aspetto politico, spingendo "Mug", titolo originale, in territori del tutto sorprendenti. C'è una regia curiosa, moderna, dove la Szumowska utilizza filtri particolari, quasi fosse tutto ripreso da un'app di un telefonino, presenze quasi angoscianti e non casuali nell'ora e mezza del film, filtri che sfocano, in molte sequenze, l'inutile per centrare l'obiettivo sul centro filmico dell'immagine. E non c'è retorica, neanche un po', altro punto a favore. In fondo, torno a dire, l'handicap di Jacek, la sua perdita d'identità, è quella di tutto il popolo polacco (e non solo), e ciò che premeva raccontare alla regista è tutt'altro. Parzialmente riuscito e a tratti davvero centrato.
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