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Dal tramonto all'alba

Regia di Robert Rodriguez vedi scheda film

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FABIO1971

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Dal tramonto all'alba

di FABIO1971
6 stelle

L'incipit di Dal tramonto all'alba, regia di Robert Rodriguez e sceneggiatura di Quentin Tarantino (da un suo soggetto dei tempi del liceo rielaborato insieme a Robert Kurtzman, mago degli effetti speciali e dell'horror a basso costo), è programmatico: il ranger Earl McGraw (Michael Parks) entra nel drugstore Benny's World of Liquor ed inizia a chiacchierare amabilmente col gestore Pete (John Hawkes).
"Fa un caldo maledetto, sentito?"
"Io non me ne sono accorto, sono rimasto per tutto il giorno chiuso qua dentro con l'aria condizionata al massimo."
"Vuoi scherzare?"
"No, è vero."
"Quindi non hai mangiato: che c'hai?"
"Sì, certo che ho mangiato, mi sono fatto un burritos al microonde."
"Che cazzo d'idea ti è venuta, Pete, la roba cucinata col microonde ti spappola il fegato come una pallottola e i burritos di merda vanno bene solo per gli hippies rincoglioniti di marijuana! Mi daresti una bottiglia di Jack Daniel's?"
"Certo!"
"Credo che mi ubriacherò, stasera."
"Che ti prende, Earl?"
"Ah! Dio, è stata la giornata più calda e insopportabile e schifosa di tutta la mia vita, è da stamattina che arranco. È cominciata così: Nadine si è sentita male e sai che ha fatto? Al Blue Chick ci ha mandato suo figlio, il mongoloide, a cucinare...
Mi spiego? Quel coglione riesce a scambiare merda di topo per grani di pepe. Ho fatto colazione alle 9, pensa che alle 10:30 non avevo ancora finito di vomitare le salsicce, come un cane randagio."
"Ma non c'è una legge o qualcosa che vieta ai ritardati di lavorare nei ristoranti?"
"Beh, se non c'è dovrebbero farla! Chissà cosa passa nella testa di quel deficiente: se gli avesse dato una botta in testa appena nato, Nadine poteva affittare la tetta e fare un po' di soldi."
"Se le facessi causa le toglieresti anche le mutande: quel ragazzino dovrebbe stare in un circo, non a cuocere gli hamburger! Potresti diventare il padrone del Blue Chick..."
"Che ci faccio, Pete, di quel locale unto? Pattinaggio sul grasso? Senza contare che Nadine ha già una croce, poveretta: non è una passeggiata crescere quella testa matta. Hai sentito qualcosa di quel casino, la rapina alla banca?"
"Sì, la tv ne ha parlato per tutto il giorno. Ci sono stati dei morti, vero?"
"Già: hanno ucciso quattro ranger, tre poliziotti e anche un civile. E hanno preso in ostaggio un impiegato della banca. Sono scappati verso il Messico, il che vuol dire da queste parti. Se li trovo, quei pazzi, schifosi, luridi bastardi, gliela faccio pagare! Non hanno scampo, noi li prenderemo! Sì, li prenderemo!"
"Io non ho dubbi."
"Senti, devo svuotare la proboscide, posso andare un momento al gabinetto?"

Poi, mentre il ranger è nel bagno, dall'interno del negozio irrompe in scena, pistole in mano, il rapinatore Seth Gecko (George Clooney), accompagnato dal fratello psicopatico Richard (Quentin Tarantino) e da due ostaggi. Seth apostrofa violentemente Pete:
"Credi che sto scherzando, pezzo di stronzo? O vuoi che questa puttana crepi? Oppure che muoia quell'altra? O tu, per caso? O magari il tuo amico con la stella sul petto? Ti confesso che preferirei non farlo, ma se continui mi toccherà trasformare questo posto in mezzogiorno di fuoco! O vuoi fare il furbo?"
"Che cosa vuoi, scusa? Ho eseguito i tuoi ordini!"
"No, tu gli hai lasciato usare il bagno: non è mica un cesso pubblico, questo!"

Segue, poi, un delirante bagno di sangue, in una sequenza che un ulteriore, prodigioso dialogo (tra i due fratelli rapinatori), condurrà fino ai titoli di testa:
"Che ti avevo detto? Che ti avevo detto, Richie? Ti ho detto compra la cartina stradale e vattene!"
"Ma che cazzo potevo fare? Ci aveva riconosciuti..."
"Non ci aveva riconosciuti per niente!"
"Ti assicuro che dal modo in cui ci guardava, soprattutto da come guardava te, ho capito che sapeva."
"Ti ho detto: 'Non facciamoci notare!', hai presente che vuol dire non farsi notare? Ora ti spiego cosa vuol dire non farsi notare. Vuol dire non prendere due ragazze in ostaggio, vuol dire non uccidere sei poliziotti e, soprattutto, vuol dire non dare fuoco ai negozi!"


Solo durante il prologo la sceneggiatura di Tarantino ha già citato, in pochi minuti, Le iene, Pulp Fiction, Zombi 2 di Lucio Fulci, oltre a creare un personaggio, il ranger Earl McGraw, che riapparirà in Kill Bill Vol. 1, Planet Terror e Death Proof. Ma è soltanto l'inizio, visto che devono ancora entrare in scena Harvey Keitel, predicatore in crisi, in vacanza in camper insieme con i suoi due figli (Juliette Lewis e Ernest Liu), che la famigliola deve imbattersi, durante una sosta in un motel, proprio con la coppia di rapinatori in fuga, per ritrovarsi in loro ostaggio e in rotta verso il Messico. E, poi, bisogna ancora arrivare al Titty Twister ("Tu continua sempre dritto fino a DiGallo, quando arrivi a DiGallo gira immediatamente a sinistra e vai ancora dritto per un paio di miglia, finchè non vedrai un bar che si chiama Titty Twister: da quello che ho capito non passa inosservato"...), avamposto di perdizione nel deserto messicano. Ma non è finita neanche adesso: anzi, deve ancora iniziare, visto che il locale, popolato da truci camionisti e ballerine di lap dance da mozzare il fiato, si rivelerà un covo di vampiri assatanati pronti a sommergere i malcapitati visitatori in un orripilante bagno di sangue. Il piacere liberatorio di spiazzare lo spettatore, l'estetica del delirio trash e la glorificazione dello splatter, l'ode appassionata ad ogni B-Movie passato e futuro, gli omaggi a Carpenter, Peckinpah, Fuller e Romero, alla blaxploitation di Blacula e al delirio sexy-horror messicano di La novizia indemoniata di Gilberto Martìnez Solares (il titolo originale è Satànico Pandemonium, come il nome del personaggio di Salma Hayek), perle del consueto e sfrenato gioco citazionistico in cui Rodriguez e Tarantino immergono la vicenda: Dal tramonto all'alba è il monumento più scintillante e sgangherato al cinema trash degli anni Settanta riaggiornato con le derive pulp degli anni Novanta, la parola d'ordine è divertimento, leggerezza, godimento, è un pasto ipernutriente per ciccioni famelici, pronti a sbrodolarsi di birra e patatine ad ogni vampiro impalato che trapassa sullo schermo. Ma, nonostante questo, Dal tramonto all'alba è anche un falso ideologico, che trasforma l'oro in polvere per esaltarne la sporcizia (anzichè il contrario): la messinscena, infatti, tutt'altro che sciatta e trasandata, gronda sfarzo e lustrini (dal lussureggiante tripudio di effetti speciali alla fotografia sfavillante di Guillermo Navarro, passando per la colonna sonora di Graeme Revell, irrobustita da una sequenza di hit tra blues e sanguigno rock sudista, da Stevie Ray Vaughan & Double Trouble agli ZZ Top, dai Blasters ai Mavericks, fino ad arrivare agli straordinari Tito & Tarantula che si esibiscono live nel Titty Twister), il cast all star buca lo schermo (dall'imperturbabilità di Clooney all'irresistibile idiozia di Tarantino, da Harvey Keitel e Juliette Lewis alla radiosa e seducente bellezza di Salma Hayek, fino alla folta schiera di comprimari, capeggiati da Danny Trejo, Tom Savini, Fred Williamson e John Saxon), mentre la regia di Rodriguez infiocchetta nelle movenze ipercinetiche del videogame gli spasimi dell'azione e la tensione dell'assedio a cui costringe i suoi personaggi. Ogni dollaro speso per la realizzazione viene esibito e sottolineato, l'approccio parodistico che anima il film, sua cifra stilistica dominante, è trasfigurato nello sberleffo alle consuetudini drammaturgiche del cinema mainstream, nei cui confronti Dal tramonto all'alba, con la sua forsennata e, in questo, riuscita ricerca di divertimento, si contrappone come unico antidoto possibile, da contemplare e adorare in rigorosa estasi mentre (si) prosciuga ogni stilla di sangue dalle vene. Arriveranno anche, realizzati direttamente per il mercato home video, un sequel (Dal tramonto all'alba 2: Texas, sangue e denaro, diretto da Scott Spiegel nel 1999) e, alla fine dello stesso anno, un prequel (Dal tramonto all'alba 3: La figlia del boia, regia di P.J. Pesce).

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