Regia di Christian De Sica vedi scheda film
Short dick man, una delle hit del ’94 viene sparata a palla sui titoli di testa. Corpi palestrati in bella evidenza che ballano e si muovono plastici e provocatori in una discoteca. Alessandro Haber e Leo Gullotta fanno capolino pallidi e sudaticci, sguardo deciso e abiti dimessi. Il culto del fisico come sdoganamento del gay: esibizionista da un lato, serioso e apparentemente riservato dall’altro. Spunto che richiama il coevo SCUOLA DI NUDO, primo romanzo di Walter Siti. Solo una coincidenza? Probabile, perché la situazione di partenza è solo teatro di uno degli atroci scherzi di quattro amici gay in libera uscita goliardica dalle loro professioni borghesi, dalle loro maschere giornaliere. Sandro, voce narrante e produttore cinematografico; Vittorio, architetto; Tony, sarto che vive con l’anziana madre; Dado, un ortopedico molto quotato. Le loro rispettive vite private sono così delineate: Sandro ha scoperto tardi la propria omosessualità, ha un figlio da una relazione precedente e tutto scorre per il meglio. Dado è il più salace e perfido, si contende conquiste e brighe con Tony, più frivolo ma molto legato alla figura materna. Vittorio subisce una delusione dal suo compagno segreto, il collega Alex – il quale preferisce sposarsi con Anna. Simonetta è l’amica affettuosa e ossessionata dalla forma fisica, il suo nuovo partner Luca manda in frantumi il legame d’amicizia con i quattro. Tutti accomunati indistintamente dalla solitudine.
UOMINI UOMINI UOMINI è una commedia lontana da Almodovar e dall’Ozpetek che verrà, piuttosto vicina invece agli umori satirico-goliardici di un Steno o di un Monicelli. Christian De Sica, anche interprete sobrio e misurato di Vittorio, firma la sua regia più brillante e riuscita. Senza pretese avanguardiste o innovative su un tema sempre tabù in Italia, il film nel taglio ricalca e ricorda le commedie di Carlo Verdone. De Sica, Enrico Vanzina e Giovanni Veronesi vanno di cattiveria nel mescolare ipocrisie, ripicche, illusioni, crudeltà, luoghi comuni e buone battute, come quella pronunciata dal regista interprete: “Noi non possiamo avere l’amore come gli altri, lo dobbiamo rubare”. Un certo cameratismo di fondo intorbidisce la materia, temperato comunque da un’aria malinconica che aleggia sulle vite e le vicende dei protagonisti. Bravi gli interpreti: Massimo Ghini, Haber, Gullotta (che fece outing personale) e la compianta Monica Scattini, autoironica e sempre in gamba. Non eccelsi ma dignitosi Paolo Conticini e Paco Reconti. Breve e impalpabile nel finale il cameo di Carlo Croccolo. Deliziose le musiche originali di Manuel De Sica.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta