Regia di Richard Lester vedi scheda film
Lo schiavo Pseudolus ha un modo per ottenere la libertà e intende sfruttarlo: deve consegnare la schiava Philia a Hero, il giovane e tonto figlio del suo padrone. Nulla di più complicato, però, perché in città è arrivato il terribile – e terribilmente presuntuoso – Miles Gloriosus, che rivendica per sé la fanciulla.
Sebbene alla base del film ci sia il musical A funny thing happened on the way to the forum e nonostante l’Oscar per la colonna sonora, Dolci vizi al foro – tralasciamo il pruriginoso e fuori luogo titolo italiano – è in realtà un lavoro quasi privo di momenti espressamente musicali, eccettuate tre o quattro scenette peraltro ben assestate, nonché naturalmente l’irresistibile e metacinematografica sequenza dei titoli di testa. Richard Lester aveva già un discreto nome a livello internazionale e una piacevole nomea di regista di lavori comici, per il piccolo e per il grande schermo; suo era anche quel Running jumping and standing still film (1959), cortometraggio con Spike Milligan e Peter Sellers che aveva convinto i Beatles ad affidargli la macchina da presa per A hard day’s night (1964) e Help! (1965). Questa pellicola è invece un valido congegno da risata in salsa storica (con evidenti riferimenti ai ‘sandaloni’ del decennio precedente) messo principalmente nella mani di Zero Mostel, eccellente mattatore sbrigliato, che vede al suo fianco sul set, fra gli altri, Phil Silvers, Michael Crawford, Annette Andre, Jack Gilford, Leon Greene e soprattutto Buster Keaton, coinvolto in una particina minore, ma fondamentale per la trama. Purtroppo sarà il suo ultimo ruolo, anche se di tutto rispetto. Forse è il ritmo, nella sceneggiatura di Melvin Frank e Michael Pertwee, l’elemento più traballante, e talvolta la ricerca della gag a tutti i costi porta Lester a ricorrere a scelte un po’ eccessive (ad esempio le riprese ‘pop’, quasi televisive, o il montaggio psichedelico nelle sequenza della scelta della schiava). 6/10.
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