Regia di Fede Alvarez vedi scheda film
Quarto capitolo della saga millenium. Discreto "action " che però non ha più niente in comune con i suoi illustri predecessori
Lisbeth Salander, orfana abusata, hacker virtuosa e vendicatrice implacabile, con un bersaglio fisso e costante, tutti gli uomini che odiano le donne e fanno loro del male, con metodi poco ortodossi ma sicuramente efficaci, li riporta a più miti consigli e ne vanifica e mortifica, la carica aggressiva e sessista. Ingaggiata da Frans Balder, scienziato informatico, per recuperare un software di sua invenzione, in grado di far scoppiare una guerra nucleare con un banale click. Lisbeth tra inseguimenti, corse in moto e quant’altro,si destreggia sempre con grande perizia, novella Bond in gonnella, ma diventa il bersaglio degli Spiders, un'organizzazione criminale, capeggiata dalla sorella Camilla, che lei credeva morta, subentrata al padre al vertice della spietata banda, che vuole mettere le mani sul 'file' e rapire il piccolo August, geniale e stravagante figlio di Balder e chiave di accesso al programma. Lisbeth verrà ancora una volta aiutata, da Mikael Blomkvist, giornalista d'inchiesta di Millennium. Camilla vuole inoltre vendicarsi di Lisbeth, colpevole, a suo dire, di averla abbandonata al padre pedofilo, che per 16 anni ha abusato di lei. La saga famosissima che ha dato lustro postumo al nome di Stieg Larson, si arricchisce di nuovi capitoli, giocoforza apocrifi. Peraltro del vecchio brand non è rimasto più niente, l’attore Michael Nyqvist è morto due anni fa e Noomi Rapace l’attrice feticcio della serie originale, ha optato per scelte artistiche diversificate, affrancandosi da un ruolo che evidentemente le cominciava ad andare un po’ stretto. Dunque al netto di tutto ciò, questo thriller dal taglio decisamente “action,” non sarebbe neanche male, ha una trama abbastanza avvincente e non manca di certo l’adrenalina, tuttavia non è nemmeno un lontano parente dei suoi più illustri predecessori, viaggia con il freno a mano tirato, resta in superfice. Si propone come un prodotto di massa, la bisessualità di Lisbeth Salander è solo accennata, i suoi problemi personali e famigliari passano in secondo piano. Da icona femminile, protettrice delle indifese, reietta e con una personalità tra il “borderline e il nerd”, Salander si trasfigura in una delle tante eroine da grande schermo, proprio come i suoi colleghi uomini, dal Daniel Craig di 007 a Tom Cruise di “mission impossible”. Perde il suo oscuro fascino, combatte come una impetuosa e irresistibile macchina da guerra. Il regista costruisce l’intero film sulla sua persona. Pochi dialoghi, tanta azione. Camera a mano, dolly, riprese con i droni, grande dinamismo, con scarsa attenzione per i tormenti interiori,Il reporter Blomkvist qui è ridotto a una sbiadita figura marginale. Peraltro l’attore che lo interpreta non ha né carisma, né personalità.
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