Regia di Bonifacio Angius vedi scheda film
Film più che discreto, realismo puro. A tratti un po’ pesante, lento. Ma l’ancora giovane regista Bonifacio Angius (premiato a Locarno nel 2014 per il suo primo lungometraggio, Perfidia) sa come dare la scossa e con tre-quattro scene energiche e urlate, piazzate al momento giusto, fa sì che lo spettatore non lasci perdere.
Ambientato nella sua Sardegna, bella ma afflitta come le speranze dei protagonisti, Ovunque proteggimi è davvero un’opera fatta in casa, se si pensa che due personaggi, l’imprevedibile Francesca (Francesca Niedda) e il piccolo Antonio (Antonio Angius), sono moglie e figlio del cineasta sassarese. Che neppure ritiene importante cambiarne i nomi.
E così Angius ci porta a quel bel finale che, più che sverlare, conferma la presenza di virtù nell’animo del protagonista, un sociopatico alcolizzato che diventa violento quando si ubriaca. Generosità ma anche scaltrezza, rapidità d’esecuzione e un gran coraggio. Alessandro rinuncia all’amore, a quell’amore che per lui è l’ultimo treno in direzione salvezza, pur di offrire a Francesca la possibilità di cominciare una nuova vita. Certo, valutata Francesca, si fa fatica a credere che possa farcela solo lasciando la Sardegna. La giovane donna disegnata dalla sceneggiatura, è devastata da un pernicioso rapporto coi genitori e dalla (probabilmente?) conseguente tossicodipendenza.
Il film fallisce nel dimenticare il tema musicale che avrebbe dovuto essere uno dei tratti distintivi del protagonista e della vicenda. Non a caso Angius fa cominciare la storia in immagini con la scena in cui Alessandro canta insieme alla propria band per un'esigua platea di avventori di bar. Ci saremmo aspettati che nell'arco della narrazione filmica, il mondo del ‘vivere di musica’ nella provincia isolana, fosse trattato con maggiore spirito indagatore.
Comunque intenso e schietto. Da vedere, non a caccia di divertimento leggero. Voto 6,7.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta