Regia di Mark Robson vedi scheda film
Che cosa racconta, in ultima analisi, ogni film "horror", se non lo spavento dell'individuo davanti alla Morte? In questo senso, il "Vampiro dell'isola", nonostante qualche lieve sbavatura, è un film intriso della quintessanza horror. Il variegato microcosmo di antieroi in quarantena sull'isola nient'altro ha da fare, ogni giorno ed ogni terribile notte, se non confrontarsi con paura della morte (e le sue orrende conseguenze, persino apparenti, come la sepoltura in vita). Chiusi in una casa accanto al cimitero, in mezzo al mare che diede origine a Venere, ai miti greci e alla loro degenerazione superstiziosa (la vorvoloka, il vampiro ellenico), i protagonisti interpretano un campionario profondamente umano di reazioni all'inevitabile: l'orgogliosa fiducia nella scienza, la trascendenza fideistica, il primitivo tremore... Le urla della sepolta viva agghiacciano anche oggi, nonostante il bianco e nero e il ritmo teatrale della regia: l'essenza dello spavento è universale (e trasversale).
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