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Segreti e bugie

Regia di Mike Leigh vedi scheda film

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La recensione su Segreti e bugie

di andenko
8 stelle

Dovrebbe essere studiato nelle scuole di sceneggiatura per insegnare alle nuove leve come si scrivono dialoghi "veri" senza perdere nulla nell'intensità delle emozioni. Voto: 8

Timothy Spall

Segreti e bugie (1996): Timothy Spall

Parto sempre prevenuto nei confronti dei film che vincono la Palma D'Oro a Cannes, ma in questo caso mi sono dovuto ampiamente ricredere. Raramente ho visto film così efficaci nel mettere in scena i drammi della vita quotidiana. Mi spingo a dire che "Segreti e bugie" dovrebbe essere studiato nelle scuole di sceneggiatura per insegnare alle nuove leve come si scrivono dialoghi "veri" senza perdere nulla nell'intensità delle emozioni. La regia è molto statica, quasi piatta, sicuramente per scelta deliberata. Però, vista la lunghezza del film, un po' più di brio non avrebbe guastato. 

È un film corale, il cui eroe empatico è il fratello/marito/zio/fotografo Maurice (Timothy Spall), un Garrone adulto che dedica la vita a sostenere le sue "donne": la moglie Monica (Phyllis Logan), sempre in vena di recriminazioni; la sorella allo sbando Cynthia (un'enorme Brenda Blethyn); la nipote infelice Roxanne (Claire Rushbrook); e la fragile segretaria Jane.

I rapporti ormai logori e a un passo dalla rottura vengono salvati dall'arrivo inaspettato di una quinta donna, Hortense, una trentenne di colore, di cui Cynthia è la madre naturale e che ha appena perso i genitori adottivi.

Dopo l'inevitabile shock iniziale, la nuova arrivata costringerà tutti a fare i conti con i propri "segreti e bugie" (titolo molto fuorviante, sa di commediola) e a ripartire da zero.

La qualità della sceneggiatura si apprezza particolarmente nelle scene marginali, ad esempio nei dialoghi tra Maurice e i clienti che deve fotografare; oppure tra la neo-orfana Hortense e l'amica del cuore; oppure nelle discussioni ereditarie tra i fratelli di Hortense; o tra Maurice e l'ex socio che gli ha ceduto il negozio. Tutte scene di pochi secondi che tratteggiano con mirabili pennellate un mondo di miserie e fallimenti. Però, parafrasando Tolstoj, se "ogni vita è infelice a modo suo, la soluzione per ritrovare il sorriso è la stessa per tutti": aprirsi all'altro.

Ulteriore pregio, il film supera abbondantemente il test di Bechdel. Sono molte e intense le scene di dialogo tra donne, di cui si conosce il nome, e che non parlano necessariamente di un uomo.

Voto: 8.

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Ultimi commenti

  1. obyone
    di obyone

    Come mai questa "diffidenza" verso le Palme?

    1. andenko
      di andenko

      Diciamo che volendo premiare sempre pellicole "autoriali", alternano veri capolavori a mattoni indigeribili. Una mera impressione mia, non ho una memoria critica per sostenere la mia tesi.

    2. obyone
      di obyone

      Beh si. È poi così in tutti i festival. :-)

  2. Utente rimosso (L@Nicolett@)
    di Utente rimosso (L@Nicolett@)

    se non l'ha visto, consiglio quel film dei f.li Dardenne, quello della ragazza orfana, mi pare Rosetta...
    quanto al test, e lo dico da donna, si ricorda i "trettre" di Drive in? ;-D

    1. andenko
      di andenko

      A prima impressione, questo "Rosetta" minaccia di essere proprio uno di quei mattoni "autoriali" di cui dicevo sopra, ma, sulla sua parola, getterò la rete! Quanto ai Trettrè, me li ricordo bene, però non riesco a ricollegarli in alcun modo al test di Bechdel... Intanto, grazie.

    2. Utente rimosso (L@Nicolett@)
      di Utente rimosso (L@Nicolett@)

      se le è piaciuto questo, Rosetta vale anche di più

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