Regia di Babis Makridis vedi scheda film
TFF 36 - CONCORSO
La vita ordinaria, agiata, ma quasi asettica di uno stimato avvocato greco, viene scossa quando la moglie rimane vittima di un incidente che la riduce in coma profondo.
Da quel momento, l'atteggiamento di commiserazione che caratterizza tutti coloro che, in qualche modo, vengono in contatto con il professionista e il resto della sua famiglia (un giovane figlio abilissimo a suonare il piano ed un mansueto cagnetto d'animo cortese), fa in modo che all'uomo quella situazione drammatica conferisca uno stato di incredibile benessere, in grado di rassicurarlo e proteggerlo come attraverso uno scudo protettivo in grado di esonerarlo dalle mille incognite del vivere quotidiano.
Approfittando della situazione, l'uomo vivrà momenti di sollievo che sarà durissima vedersi mancare, quando lo stato di salute della consorte subirà un inaspettato miglioramento.
A questo punto la patologia dell'uomo, divenuta incontenibile, avrà bisogno di escogitare un "piano b": e ci sarà da mettersi le mani nei capelli!!
Dallo stimato co-sceneggiatore delle migliori opere di Yorgos Lanthimos, Babis Makridis, qui al suo secondo lavoro di regia dopo "L", ecco rinnovarsi l'ennesima, riuscita e pertinente, secca ed efficace stilettata greca sulla deriva dei rapporti umani, affettivi e sociali, che riducono esseri umani anche realizzati e stimati come lo sono questi nostri, verso percorsi e baratri al limite della follia più incontrollata e senza possibilità di svolta.
La Grecia ormai si è resa protagonista ormai da anni di un filone satirico-delirante incentrato sulla deriva umana senza limiti, quella stessa che, nel venir sviscerata nelle sue più estreme patologie, ha consentito in qualche modo una rinascita - verso vertici inversamente proporzionali - dell'arte della rappresentazione, quella cinematografica in particolare, rispetto alla sua rovina e caduta economica. Un previpizio, quest'ultimo, senz'altro devastante, ma, almeno dal punto di vista artistico, artefice di una rinascita portentosa e francamente insperata, inattesa, protagonista e portavoce di una nuova scuola e stile di cinema sensazionali e dirompenti.
Makdrikis costruisce, con l'abituale destrezza che gli riconosciamo e ritroviamo nelle opere prime di Lanthimos, un personaggio da incubo a metà strada tra il grottesco di un Sordi in versione estremamente minimalista, ma non meno tristemente comico, ed un maniaco da manuale.
Il finale, strepitoso se non esilarante, con il ritorno dal mare di un elemento portante e basilare di quella famiglia tutta contegno e rigore, potrebbe venir erroneamente considerato come uno smodato lieto fine; ma a ben vedere si tratta, piuttosto, di una ulteriore lacerante sarcastica sconfitta nella sconfitta, in grado di tracciare il bilancio atroce di una tragedia, l'ennesima, di una follia umana incontenibile ed insospettabile.
Probabilmente, il miglior film del Concorso al TFF 36.
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