Regia di Cathy Yan vedi scheda film
Cina. Per realizzare un macroscopico progetto edilizio occorre abbattere una casa isolata di campagna, ma la donna che vi abita non vuole cedere. L’architetto americano a capo del progetto riesce però a convincere a vendere la sua metà dell’abitazione il fratello della donna, perseguitato dai creditori. Il figlio di quest’ultimo intanto, cameriere in un locale di lusso, si innamora di una giovane e facoltosa cliente; nel frattempo migliaia di maiali morti emergono dalle acque del fiume locale.
La cosa che principalmente funziona in questo Dead pigs, scritto e diretto da Cathy Yan, è la descrizione dell’ambiente malsano, corrotto, sorridente e sfarzoso che caratterizza evidentemente una precisa parte della Cina contemporanea, nazione dalle mille facce rapidamente arricchitasi e in costante espansione con l’idea di fondo che al progresso non vi possa mai essere fine. E, in secondo luogo, va sottolineata la solidità di un copione in cui le vicende dei vari protagonisti lentamente si intrecciano fino a definire il senso di una sola, unica e miserabile storia; peccato solo per i maiali morti del titolo, colpevolmente lasciati in secondo piano nella narrazione, che rappresentano quel senso di lancinante inquietudine che caratterizza il contesto e definiscono il senso ultimo del lavoro. Per essere un’opera prima nel lungometraggio, comunque, Dead pigs funziona sicuramente e lascia un’idea abbastanza chiara della grandeur cinese di inizio terzo millennio, anni di lusso e di prepotenza nei quali necessariamente qualcosa viene sacrificato: che sia una vecchia abitazione (cioè le tradizioni, la storia, l’unità famigliare) o qualche migliaio di maiali malati a causa dell’inquinamento, dell’esasperata ricerca di progresso, ricchezza e successo. Il pre-finale con il delirante karaoke lascia un po’ a desiderare: sembra una soluzione facilotta, banale per un’opera in fin dei conti dagli argomenti così importanti; anche sul piano del ritmo si fatica a mandar giù la seconda delle due ore del film, in cui molte situazioni si ripetono o comunque non offrono sostanziali novità rispetto a quanto raccontato nella prima ora. La regista raggiungerà il successo planetario con il successivo Birds of prey (2020). 6/10.
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