Regia di Scott Hicks vedi scheda film
Il biopic, si sa, è la sagra del luogo comune: il nostro eroe parte svantaggiato, lotta contro tutto e tutti e alla fine riesce ad affermarsi. Questo film mescola gli ingredienti previsti dalla ricetta appena esposta, estremizzandoli senza il minimo ritegno. Geoffrey Rush è già di suo un gigione insopportabile: affidargli il ruolo del genio pazzo (premiato con l’immancabile Oscar) equivale a un’istigazione a delinquere. Ancora peggio, se possibile, il personaggio di Lynn Redgrave, che lascia il fidanzato senza un motivo al mondo: la sceneggiatura si guarda bene dallo spiegarcelo, limitandosi a una brevissima scena in cui lei si toglie l’anello dal dito senza dire una parola. E non mi interessa sapere che è una storia vera: non è verosimile, cioè non funziona, non regge alla rappresentazione scenica. Inoltre c’è un vezzo narrativo che non sopporto, e che si potrebbe chiamare “flashback gratuito”: interrompere la linea del racconto non in un punto fondamentale, dove avrebbe senso farlo, ma secondo il capriccio dell’autore. Quanto basta per giustificare il minimo dei voti.
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