Regia di Claudio Camarca vedi scheda film
Quattro ragazzi, studenti delle superiori a Milano, fanno gli sbruffoncelli di giorno e di notte si trasformano in piccoli teppisti. L'incontro con un magnaccia apre loro il mondo della delinquenza vera e propria.
Mery per sempre e Ragazzi fuori (1989 e 1990, entrambi di Marco Risi), soprattutto grazie all'ampio successo riscosso al botteghino, aprirono la strada per una serie di pellicole che negli anni successivi si occuparono in maniera verista del problema della criminalità giovanile. Questa opera prima di Claudio Camarca appartiene di diritto al mini-filone: attori esordienti o semisconosciuti (Lorenzo Bianchi, Corrado Bega, Patrizio Fumagalli, Matteo Chioatto: praticamente tutti qui cominciano e chiudono la carriera sul set), una vicenda che mischia situazioni famigliari non facili - anche se questo film non spinge particolarmente in tale direzione - al sottobosco delinquenziale notturno metropolitano, dialoghi presi dalla vita di tutti i giorni, una tragedia a sigillare la trama per richiamare lo spettatore alla drammaticità della situazione in atto. Eppure Quattro bravi ragazzi, per quanto verosimile, non è un atto di cronaca, non si ispira a fatti realmente accaduti nè sembrerebbe farlo a causa dell'impianto narrativo artificioso e dei forti limiti di costruzione dei personaggi, nonchè di quelli attoriali degli interpreti, anche se questo diventa un problema secondario in tutto ciò. Tanto per non lasciare alcun dubbio sull'ispirazione di base del lavoro, Camarca scrive la sceneggiatura (insieme a Paolo Grimaldi) partendo da un soggetto di Aurelio Grimaldi, già autore dei copioni dei due film citati in apertura; sullo stesso piano va inquadrata la partecipazione, nel ruolo forse scritto peggio in assoluto, di Michele Placido, che trascina a forza dentro l'operazione sua figlia Violante (debutto anche per lei). In parti marginali anche Tony Sperandeo e Luigi Maria Burruano. 2,5/10.
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