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Close Enemies - Fratelli nemici

Regia di David Oelhoffen vedi scheda film

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La recensione su Close Enemies - Fratelli nemici

di supadany
6 stelle

Venezia 75 – Concorso ufficiale.

Se le vittorie in trasferta si dice valgano doppio, è comunque preferibile giocare tra le mura amiche. Qui, l’ambiente favorevole trasmette una maggior sicurezza nei propri mezzi, tuttavia non è detto che un eventuale pareggio sia considerato positivo.

Seguendo lo stesso ragionamento, Freres ennemis rientra nella grande famiglia di crime/thriller che in Francia vengono prodotti con continuità, regalando talvolta autentiche perle, per cui usufruisce di una solida scuola da cui attingere ma, come tornaconto, deve essere preparato a subire i raffronti con i suoi dirimpettai scaturiti dallo stesso serbatoio narrativo. 

Anni dopo essere cresciuti in una zona di periferia dominata dal narcotraffico, stringendo un sincero legame di amicizia, Manuel (Matthias Schoenaerts) e Driss (Reda Kateb) hanno intrapreso due strade opposte. Mentre Manuel ha scelto la vita criminale, Driss è diventato un agente operativo della squadra antidroga.

In seguito a un doppio omicidio, che tocca da vicino entrambi, i loro cammini torneranno a intersecarsi.

 

Matthias Schoenaerts, Reda Kateb

Close Enemies (2018): Matthias Schoenaerts, Reda Kateb

 

Quattro anni dopo aver presentato Loin des hommes, David Oellhoffen torna a Venezia, rimodulando il confronto tra due uomini (per di più, i due film condividono la matura presenza di Reda Kateb), srotolando comportamenti che perseguono ideali differenti, tra chi vive esclusivamente per il suo ristretto gruppo di appartenenza e chi è chiamato a far rispettare le regole, prendendosi dei rischi senza comunque fare sconti a nessuno.

Così, da un duplice omicidio che diventa casus belli, con annessi sospetti e raggiri che fanno precipitare la fiducia verso ogni interlocutore, si dirama un movimentato crime movie, depositario di un discreto senso della tensione, un paio di sequenze action di gran mestiere e una vis drammatica dalle alterne fortune.

Ciò che emerge maggiormente da questa composizione è la precarietà cui è sottoposto un uomo che ha scelto di vivere nel crimine, obbligato a fronteggiare la paura, vedere gli amici morire e preoccuparsi per le sorti della famiglia, senza potersi illudere di coltivare alcuna sorta di tranquillità, se non apparente, in pratica stretto nella morsa di una tenaglia che, prima o poi, farà sentire i suoi effetti.

Per descrivere questa dinamica, David Oelhoffen aderisce a una realtà circoscritta, utilizzando un linguaggio e un respiro assimilabili in una qualsiasi latitudine, limitando le soluzioni romantiche e dichiarando di avere Gomorra di Matteo Garrone tra le sue principali fonti d’influenza.

In ogni caso, Freres ennemis non è esente da qualche forzatura e non può nemmeno vantare l’effetto sorpresa, ma possiede una scocca coriacea e ha chiaro quale sia il suo orizzonte, elettrizzato da un Matthias Schoenaerts fibrillante e di casa quando si parla di uomini inquieti (lo si veda in Bullhead – La vincente ascesa di Jacky, Chi è senza colpa e Le fidèle, tutti diretti da Michael R. Roskam), mentre Reda Kateb è un contrappeso controllato, con il regista deciso a condurre i personaggi alla meta designata, unica e inevitabile.

Tra poliziotti e criminali, la famiglia di sangue e quella malavitosa, una fisionomia senza troppi fronzoli, un infuso dall’aroma riconoscibile, che appaga solo in parte.

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