Regia di John Cromwell vedi scheda film
Un matrimonio non per amore ma per denaro condanna all'infelicità la coppia e diventa una gabbia.
Innanzitutto non è una commedia, ma un melodramma dove non c'è niente da ridere. Lo preciso per la presenza di due attori (Cary Grant e Carole Lombard) che in quel periodo interpretavano soprattutto commedie.
La trama merita due parole. Al centro c'è l'amore tra un uomo sposato e una vedova. Il primo è prigioniero di un matrimonio da lui forse contratto per amore, ma non così dalla moglie, la quale lo ha sposato solo per i suoi soldi. Questa, per di più, anche dopo aver svelato la propria ipocrisia, non intende concedergli il divorzio, e questo per il medesimo motivo. E' inoltre invidiosa, non gelosa ma invidiosa: infatti non lo ama, e quindi è solo invidiosa dell'amore che lui ha trovato, a cui un giorno lei diede un calcio per sposarsi con i soldi di lui.
Come qualcuno degli utenti ha osservato, John Cromwell è il regista dell'amore impossibile: mancato, perso, sbagliato, tardivo, ecc. Questo è certamente vero, e forse ci aiuta ad interpretare un film il cui senso non è chiarissimo, eccettuata la già detta impossibilità dell'amore. Ci si può infatti chiedere se la pellicola se la prenda con l'istituzione del matrimonio, con il destino crudele che sbaglia sempre i tempi, oppure se faccia vedere a cosa possa arrivare una donna prepotente e cinica, che non conosce limiti nella sua avidità e invidia. E' inoltre una donna profondamente falsa, che mente e simula senza pudore i sentimenti più nobili. Un siffatto personaggio riesce a distruggere la vita e la felicità a molte persone, inclusa se stessa.
Io propendo per la terza interpretazione, anche perché il protagonista, pur gemendo tra le catene di un matrimonio trappola, vorrebbe sposare a sua volta la donna che ama, adesso sì ricambiato sul serio.
Questo quanto al contenuto. A proposito della forma, invece, siamo in presenza di un'opera ben diretta e recitata, che ha qualche smagliatura (ma è poca cosa) solo nella parte finale. In ogni caso il film ha una qualità piuttosto diffusa allora, che però oggi si è parecchio persa per strada: cioè la scorrevolezza, la fluidità, l'omogeneità e i tempi giusti. Il tutto senza fretta, ma solo con un gran senso del tempo.
Bravi entrambi i protagonisti, compresa la perfida e bella Kay Francis. Anche Charles Coburn, attore affidabilissimo, rende bene nella parte del padre, per la quale era tagliato e specializzato.
Peccato che la Turner Corporation, credo negli anni '80, lo abbia colorato al computer assieme a molti altri titoli del periodo. Da allora questi film, pur nella loro marginale circolazione, sono condannati ad essere mostrati nella loro versione colorizzata, come fa Raimovie.
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