Regia di John Cromwell vedi scheda film
Il rampollo di una famiglia benestante, consapevole che la moglie lo ha sposato solo per interesse (ne ha la prova nella lettera d’addio da lei scritta al suo ex, poi suicidatosi per la disperazione), ha perso ogni interesse per la vita; quando conosce una giovane vedova con figlia sente di avere la possibilità di ripartire da zero, ma la moglie usa i mezzi più subdoli per ostacolarlo e per passare da vittima presso i genitori di lui. Un classico triangolo per un melodrammone vecchio stile, il cui nocciolo viene esplicitato dal didascalico titolo italiano (più sottilmente quello originale, In name only, alludeva alla natura puramente formale del matrimonio): una dichiarazione di fede nella forza dell’amore, capace di imporsi sulle convenzioni sociali. È la morale che viene messa in scena nel commovente finale in una stanza d’ospedale, dove dopo tante schermaglie si gioca a carte scoperte e risulta evidente che al momento del dunque non contano i legami ufficiali ma la voce del cuore. Fin troppo facile apprezzare la prova di Carole Lombard; Kay Francis ha un ruolo penalizzante, ma sa rendere bene l’aridità umana del suo personaggio.
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