Regia di Simon Kinberg vedi scheda film
Nell’ordine questo film rappresenta contemporaneamente
A) Ultimo film del ciclo sugli X-Men targato Fox;
B) primo film degli stessi protagonisti dopo l’acquisizione della Fox da parte della Disney;
C) ultima pellicola di un "reboot" (o pseudo tale) insperato della serie dedicata ai mutanti della Marvel Comics iniziato nel 2011 con First Class;
D) pellicola del rilancio dopo la delusione commerciale del a dir poco problematico X-Men Apocalissee che ha rischiato di mettere fine (in anticipo) alla saga dei mutanti Marvel della Fox;
E) dopo la tabula rasa di Giorni di un futuro passato, un ulteriore remake del capitolo che per la maggior parte dei fans era il più deludente del franchise (era per l’appunto).
Davvero una responsabilità enorme e un eccesso di aspettative, doveri e attenzioni fuori dalla norma per quest’ultimo capitolo che vede alla regia Simon Kinberg, sceneggiatore storico della saga (a bordo già dal 2006 proprio con “quel" Conflitto finale), e qui al debutto come regista (giusto per complicare una situazione già abbastanza problematica).
In fondo portare gli X-Men al cinema non è mai veramente facile, anche per le sue storie che parlano soprattutto di uguaglianza e di accettazione del diverso, argomenti estremamente caldi e funzionali ancora più oggi di ieri, e d’accordo con la natura ciclica del fumetto e la chiusura finale del cerchio che questa pellicola, volente o meno, doveva comunque rappresentare e via discorrendo ma a un bagaglio di storie sterminate e ricchissime anche di ben altre argomentazioni e sfumature riproporre sempre e soltanto la stessa solita minestra riscaldata è una colpevole pigrizia di cui proprio Kinberg, in quanto mente dietro agli ultimi dieci e più anni di storie mutanti della Fox, è direttamente responsabile (forse anche più di Bryan Singer).
E le sue responsabilità non finiscono certo qui.
Evidente dimentico di come era finito Apocalisse pochi anni fa - Il Professor Xavier si era visto costretto a “sbloccare” la mente di Jean perchè potesse esprimere tutto il suo enorme potere e sconfiggere così Apocalisse (con anche l’effetto Fenice ben in vista) - sebbene sia stato lui stesso a scriverlo, ma ben consapevole della totale incongruenza di continuity di tutti i precedenti lavori della Fox, Kinberg non si fa mancare di deliziarci con un altro errore di continuità fin all’inizio della pellicola mostrando un’ulteriore versione (questa volta cosmica e più in linea con quella originale del fumetto) dell’origine del potere distruttivo che lentamente consumerà Jean.
Ma, in quanto sceneggiatore, la sua colpa più grave, ulteriormente ingigantite dalle sue mancanze da regista, è proprio relativo agli stessi personaggi, aspetto fondamentale nelle storie degli X-Men in quanto improntate proprio sulla loro natura molto umana e sulle relative interazioni, eppure Kinberg continua a presentarci praticamente delle macchiette e persino protagonisti carismatici come Xavier e Magneto, nonostante siano interpretati da attori del calibro di James McAvoy e Michael Fassbender, appaiono invece scontati, intrappolati in figure ormai ingessate e prevedibili mentre quasi tutti gli altri personaggi (e in alcuni casi anche “signori” di personaggi) sembrano esclusivamente di contorno.
Anche lo stesso potenziale lato oscuro di Xavier rimane quindi inespresso, accennata in qualche scena o dialogo per poi essere completamente abbandonata.
Ma sono anche altri personaggi a subire un trattamento del genere, a partire proprio da quella che poi dovrebbe esserne la protagonista assoluta ma che un pò per colpa dello scrip stesso, un pò per colpa della stessa attrice che la interpreta, la povera Sophie Turner, che non proprio brillantissima si arrangia per quello che può.
Ma la mia non vuole essere affatto una critica eccessiva alla giovannissima attrice inglese portata alla ribalta dal successo de Il Trono di Spade se anche un’attrice ben più navigata e di carattere (e che ha sfiorato l'Oscar) come Jessica Chastain ha trovato enormi difficoltà a esprimersi (partita ottimamente si è poi persa con il proseguo della narrazione) nell’interpretare la leader degli alieni D’Bari Vuk.
Ma X-Men Dark Phoenix è purtroppo un film molto schizofrenico in molte/troppe delle sue parti, parzialmente coerente all’inizio ma completamente irrazionale nel proseguo delle vicende, probabilmente anche a causa di intense sezione di riprese straordinarie per cambiare totalmente il finale originariamente concepito. La differenza si nota notevolmente come anche le incongruenze nella sceneggiatura e che portano inevitabilmente a una risoluzione troppo frettolosa (ma, quel che è peggio, anche totalmente anticlimatica) della vicenda.
Peccato perchè il finale della saga che, tra alti e bassi, ci ha accompagnato a partire dall’anno 2000 avrebbe decisamente meritato una conclusione migliore.
VOTO: 4,5
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