Regia di Paolo Taviani, Vittorio Taviani vedi scheda film
Questo film è tratto dall'omonimo romanzo autobiografico dello scrittore sardo Gavino Ledda, il quale, ad opera del padre Efisio, fu ritirato dalla scuola a sei anni ed avviato all'attività di pastore. Il giovane crebbe senza istruzione, sotto il controllo del padre, uomo indurito dalle fatiche del lavoro e dalle insidie della società nella quale era inserito. Solo raggiunta la maggiore età e prestante servizio militare, Gavino potè recuperare il tempo perduto, conseguendo dapprima la licenza elementare, e, successivamente, appassionatosi alla glottologia, continuando gli studi. Questi sforzi, però, non sono riconosciuti dal padre, che vorrebbe vederlo dedito alla cura della famiglia e delle proprietà. La vicenda è ambientata in Sardegna; ma le campagne ed il paese che le fanno da sfondo potrebbero essere in un qualunque luogo, d'Italia e non solo. La storia della famiglia di Gavino è stata - ed è - la storia di chissà quante altre. Al giovane è negata la possibilità di avere un'infanzia serena e di istruirsi, poichè il padre ha bisogno della sua persona per badare al gregge; impartisce gli insegnamenti necessari alla sopravvivenza all'aria aperta, reprime con durezza l'istinto al gioco, il cedere alle paure, l'inesperienza di Gavino, volendolo adulto anzitempo, e trattandolo come una sua proprietà. Ad un primo impatto, si è portati a mal giudicare il genitore. Io, però, non mi sento di farlo. Immagino che i padri che si siano trovati nella condizione di Efisio abbiano essi per primi subito il medesimo trattamento, in un perpetuarsi di consuetudini imposte dalle difficoltà della vita pastorale. Efisio non fa lavorare il figlio al suo posto; egli è il primo a sfiancarsi, curando le greggi ed impegnandosi a fondo per la sopravvivenza della famiglia. Seppur con brutalità, impartisce insegnamenti a Gavino, che cresce ignorante, ma ricco di buon senso, ed è in grado di fare scelte giuste. Il "padre padrone" è, però, una figura destinata alla sconfitta, perchè gli equilibri millenari che hanno reso la sua esistenza indispensabile, stanno venendo meno. Il mutare dell'economia e della società penalizza coltivatori diretti e pastori; i giovani preferiscono emigrare, disprezzando la terra che ha dato loro, in cambio di immani fatiche, solo quel minimo indispensabile alla sopravvivenza. Efisio prova ad adattarsi al nuovo corso degli eventi tentando alcuni investimenti, ma è ormai troppo anziano per "emanciparsi" dalle proprie radici. Sostiene il proprio ruolo di patriarca, che si conclude proprio ad opera di Gavino, il quale giunge con lui ad uno scontro fisico. Il dissidio si conclude con una doppia umiliazione per Efisio. L'anziano genitore non ha più alcun controllo sul figlio; non lo impensierisce sotto l'aspetto fisico; Gavino si limita a metterlo in condizioni di non nuocere, e, men che meno, sotto l'aspetto economico. Il giovane si disinteressa dei beni che un giorno potrebbero essere suoi, perchè essi, nella società moderna, hanno perso valore; cerca - e trova - altrove le sue fonti di reddito e sviluppo. Il film ha un intreccio molto sempice; a compensazione di ciò, mostra con estremo realismo, la durezza della vita pastorale; racconta di giovani e meno giovani costretti a vivere in balìa di una natura indifferente alle loro sorti, la quale finisce per essere combattuta ed odiata; a sfogare le naturali pulsioni dell'età così come capita; ad essere diffidenti l'uno verso l'altro. La seconda parte del film mostra l'evoluzione del personaggio di Gavino, possibile grazie ad un ambiente "multiculturale" ed incontri giusti. Le difficoltà incontrate nell'apprendimento della lingua italiana ne stimolano l'intelletto, spingendolo a continuare gli studi. Valida la messa in scena; ho trovato originale la scelta di "dar voce" agli animali; altrettanto la colonna sonora. Un ottimo film biografico, racconta, tramite la vicenda della famiglia di Efisio, la fine di un mondo e la nascita di un altro; visione consigliata, in particolare, ai molti che, oggi, auspicano un "ritorno alla natura", ignorandone le reali difficoltà e lo svantaggioso rapporto tra fatica e risultati.
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