Regia di Paolo Taviani, Vittorio Taviani vedi scheda film
Il miglior film dei Taviani insieme a "La notte di San Lorenzo". Premiato con una Palma d'Oro a Cannes voluta dal presidente della giuria Roberto Rossellini, fu il primo film dei fratelli toscani ad acquisire una rinomanza internazionale; i Taviani si ispirano al libro omonimo di Gavino Ledda per un'opera aspra, accolta in maniera contrastante in Sardegna per la sua rappresentazione fortemente critica dei costumi e delle abitudini di vita isolane. Si tratta di un elogio della cultura e della libertà di poterla acquisire, della formazione intellettuale, dell'emancipazione dall'oscurantismo e dalle storture della famiglia patriarcale, pronunciato con un linguaggio rigoroso e intenso, privo del didascalismo che diverrà prevalente nelle opere dei decenni successivi. La prima parte con Gavino bambino e il padre che lo tratta brutalmente obbligandolo ad abbandonare la scuola e a lavorare nei campi è la più forte emotivamente, ma anche le scene della maturità portano il segno di una regia ispirata e intelligente. Nel cast domina un bravissimo Omero Antonutti nel ruolo del padre, figura di forte spessore e ruolo forse più significativo per l'attore, che avrebbe continuato negli anni seguenti con i Taviani in film come "La notte di San Lorenzo" e "Kaos" e in altre pellicole di forte impegno politico-sociale, ma anche Saverio Marconi recita con notevole espressività nel ruolo di Gavino e una menzione d'onore anche alla brava Marcella Michelangeli nella parte della madre di Gavino. Film purtroppo un po' rimosso al giorno d'oggi da una cultura che rende a svalutare le utopie filmiche dei Taviani e il cinema di impegno sociale anni 70, ma che merita invece la più ampia diffusione per aiutarci ad allontanare i pericoli del cosiddetto "neo-oscurantismo" e per apprezzare la cristallina purezza di un linguaggio metaforico che si pone fra le conquiste più memorabili del cinema italiano del periodo.
Voto 9/10
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