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Padre padrone

Regia di Paolo Taviani, Vittorio Taviani vedi scheda film

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GIMON 82

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La recensione su Padre padrone

di GIMON 82
10 stelle

"Qui ho scoperto che anche gli agnelli possono imparare"

Chi parla è Gavino Ledda,un pastore fino a quel momento esiliato nel silenzio della campagna sarda,luogo di suoni o versi naturali dimenticato dal mondo.Siamo nel 1938 quando il piccolo Ledda viene prelevato con forza dal padre durante una lezione a scuola e catapultato nel mondo agreste,sconosciuto al suo animo da bambino.Una coercizione paterna che sopravvive alla morale e all'etica,dominando su tutto e tramandando queste "usanze" nel tempo e nelle generazioni."Padre padrone" è la storia di cio',un vissuto reale trascritto su un omonimo libro e riportato sul grande schermo dai fratelli Taviani.Vincitore della "Palma d'oro" a Cannes nel 1977,festival che fu il canto del cigno del direttore della giuria Roberto Rossellini, accanito sostenitore del film contro tutto e tutti.Il regista romano si congedo' cosi' dal cinema,consegnando la "Palma d'oro" ai Taviani e all'intero cinema italiano di cui fu uno dei padri.Una settimana dopo il grande Roberto fu portato via da un infarto.Un ottimo film che coniuga perfettamente il taglio da documentario con i suoni,versi e "odori della campagna sarda unita ad una storia amara resa dai Taviani ottima nella consistenza narrativa.Il giovane Gavino assume la forma e la MENTE di un ambiente circostante di cui assorbe ogni sensazione divenendo una parte integrante di esso.Ma al centro di tutto vi è il rapporto contrastato con il padre,un despota che si appropria delle vite altrui a uso e scopo "produttivo" per sfamare la famiglia.Gavino è vittima di un meccanismo coatto tramandato da generazioni i cui padri sono carnefici e i figli vittime o "agnelli" sacrificali.Il povero Ledda è costretto a sorvegliare le bestie come tanti giovani sardi, visti dai Taviani come vis isolate dal mondo del sapere,pezzi di una cultura retrograda di tempi arcaici costituiti dai servi e i padroni.La grandezza del film è nell'esporre agli occhi uno spaccato antropologico sconosciuto agli altri,"un mondo parallelo" ad uno stato civile.Fino ai 21 anni Gavino è uno "strumento",un utensile o "Homo faber" che soddisfa uno spirito prevaricatore,ma tutto è solo una facciata apparente.In Gavino c'è uno spirito di ribellione e liberta' simboleggiato in una fisarmonica scassata,sinonimo del suo status di "emancipato" il cui suono riempie il silenzio agreste.Sara' proprio il dispotico padre a dare al figlio la possibilita' di spezzare una catena d'ignoranza e servilismo.Il "Padre padrone" regala al figlio una possibilita'":arruolarsi volontario nell'esercito,sara' questa la sua ancora di salvezza,dove grazie ad un commilitone di nome Cesare (Nanni Moretti) si (ri)appropria di una dignita' a lui sconosciuta e sopratutto "Padrone" del suo destino.Gavino studiera' e s'impegnera' famelicamente per acquisire una cultura a lui negata da un sistema arcaico.S'icrivera' a glottologia,lo studio delle parole,quasi un riscatto o una lancia appuntita contro l'eterno silenzio della campagna subito per anni.Il "Padre padrone" viene sminuito ed umiliato nel suo rigido tradizionalismo,lasciando a Gavino la possibilita' di scegliere e fuggire lontano dall'humus dell'ignoranza.Questa è dunque la storia del pastore diventato professore,una vicenda illuminante per chi crede che tra i sassi e le pecore non possa esservi il sacro fuoco del voler conoscere o il barlume dell'intelligenza.I Taviani e Ledda smontano luoghi comuni e tradizionalismi in un film sincero e appassionato,dove emerge la tradizione popolare con i suoi credo religiosi,e un "mondo" circostante di ulivi e greggi.Un piccolo mondo antico chiuso nello scrigno dei ricordi di chi quell'aria l'ha respirata per davvero,i Taviani ce la presentano a noi,in modo semplice,lineare ma pregno di mille significati......

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