Regia di Paolo Taviani, Vittorio Taviani vedi scheda film
Qualche sporadico passaggio a vuoto non intacca la sostanza globale di uno dei capolavori italiani degli anni 70. Il tema dello scontro tra autorita' e liberta' e' privo di ogni retorica, di ogni didascalismo, di ogni dogmatismo; alla programmaticita' di tanti mediocri (e ora datati) film marxisti che andavano di moda all'epoca, i Taviani sostituiscono la poesia, il simbolismo, la ricerca linguistica, il rigore estetico, evitando schematismi e luoghi comuni. E lo fanno grazie anche ad una sceneggiatura di grande ricchezza e complessita', che include riflessioni in ambiti tematici come il lavoro, l'istruzione, la famiglia, la cultura, la repressione sessuale, lo sfruttamento economico, la sottomissione delle donne, la violenza fisica come soluzione ai conflitti, i soprusi sugli animali e, marginalmente, l'amicizia, la religione ed l'esercito: sono tutti corollari alla metafora (basata, come sempre per i Taviani, su uno scontro dialettico) che fa da spina dorsale alla pellicola. Due grandi interpreti e un utilizzo geniale della colonna audio fanno il resto. Un film preziosissimo, per capire una terra, una cultura, un'epoca, un'intera concezione della societa' e dell'esistenza.
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