Regia di Rudolf Noelte vedi scheda film
La via che porta alla meta è lunga, tortuosa e allambiccata, oppure non c'è una via per raggiungerla.
Non sapevo che esistesse questa versione de "Il castello" di Franz Kafka, scrittore che io amo moltissimo. L'ho trovata per caso su Youtube, e ho voluto vederla. Preciso subito che il finale è inventato: nel romanzo non c'è alcun finale, essendo rimasto incompiuto.
Dunque, l'ambientazione è molto buona. Tutto è come lo ci si aspetta, come lo ci si è immaginato: il paese inospitale coperto dalla neve, gli abitanti ostili e chiusi, le case povere e sporche. Anche le enormi cataste di scartoffie e armadi strapieni di documenti della casa del sindaco, e il loro disordine, sono in perfetto stile kafkiano. In generale, l'atmosfera è quella di un brutto sogno; non un incubo, ma un sogno cupo e sgradevole.
Le comparse che impersonano gli abitanti sono indovinate: individui dallo sguardo torvo e scostante, che guardano di sbieco il malcapitato agrimensore. Poi gli attori stessi, quelli cioè che interpretano i personaggi, sono tutti bravi. Sanno recitare e sono stati scelti con cura, tenendo il romanzo in mano. Menzione d'onore per Friedrich Maurer nella parte del sindaco (memorabili le sue spiegazioni sull'iter delle pratiche) e Helmut Qualtinger (divo del teatro austriaco) nei panni di uno dei più piccoli funzionari del castello. E i due aiutanti, inutili e pasticcioni, sono proprio come compaiono nel romanzo.
In generale il film si segue con interesse, e coinvolge. Insomma, l'unico vero problema di questa pellicola è il protagonista, il quale è praticamente un salame, proprio inespressivo. Sembra non avere idea su cosa fare, su quale espressione del volto assumere, e pare chiedersi "Ma cosa ci faccio io qui?". Ho letto la sua biografia; ha avuto non pochi successi, ma evidentemente questa parte non era proprio fatta per lui, e sappiamo che qualche volta gli attori approdano a certi ruoli per vie traverse. Peccato proprio, perché altrimenti il film sarebbe stato una pellicola di alto livello, che avrebbe dato dieci a zero al bolso adattamento di Steven Soderbergh. Ma già così è migliore di quello.
In ogni caso, per chi conosce e ama il romanzo, è certamente un film da vedere. Kafka però rimane una vetta per un regista; tra i tanti, gli unici che mi abbiano convinto sono Orson Welles con "Il processo", e la coppia Straub-Huillet con "Klassenverhältnisse" (Amerika).
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