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Wildlife

Regia di Paul Dano vedi scheda film

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La recensione su Wildlife

di Furetto60
7 stelle

Dramma familiare.Trasposizione del romanzo "Incendi " di Richard Ford.Ottimo esordio, come regista, di Paulo Dano

La storia è ambientata nel Montana agli inizi degli anni ’60, in un quartiere residenziale e ci racconta della relazione all’inizio idilliaca, tra due coniugi, vista dalla prospettiva del figlio, un ragazzo di 14 anni, Joe che diventa poi testimone suo malgrado, della progressiva dissoluzione del matrimonio dei suoi genitori. Il padre, Jerry lavora in un campo da golf, i suoi clienti che lui tratta con solerte cordialità, gli sono affezionati, la moglie lo aspetta tutti i giorni trepidante a casa, il figlio è il primo della classe. Tutto sembra andare per il giusto verso, ma un giorno, all’improvviso, Jerry viene licenziato senza giusta causa, come spesso accade negli States e scivola in una profonda depressione, Moglie e figlio cercano di scuoterlo dalla sua apatia ma non riescono a fare breccia. Devono trovare altre fonti di reddito, ci prova Jeannette, che s’inventa un lavoro come insegnante di nuoto, e poi Joe, che diventa apprendista fotografo, ma i loro sforzi non bastano, la famiglia deve rimodulare il proprio assetto. Jerry a questo punto, avrebbe la possibilità di essere riassunto, grazie alla solterte e affettuosa intercessione della consorte, ma per l’orgoglio ferito si rifiuta di rientrare, determinato a trovare da sé la propria strada. Si propone dunque come volontario per spegnere gli incendi che stanno devastando il paese al confine con il Canada, con una paga di un dollaro all’ora, cifra irrisoria, in sostanza è solo alla disperata ricerca di sé stesso, ma per la moglie è un atto di codardia incomprensibile. A questo punto il rapporto tra i i due comincia a scricchiolare, uscito di scena Jerry, il nuovo, ormai rimpicciolito, microcosmo familiare si fa ancora più difficile, la separazione fisica della coppia finisce per costituire il preludio di una frattura ben più ampia, mentre Joe diventa spettatore attonito del disfacimento della propria famiglia,Jannette in breve  si trasforma da brava e fedele moglie in una arrampicatrice sociale, con una trasformazione caratteriale all’apparenza incredibile, da moglie remissiva ad amante spudorata. Trova lavoro in una concessionaria, intreccia una sfacciata relazione con il suo capo, uomo più anziano e non certo attraente, ma socialmente rispettabile ed economicamente solido, nutrendo nell’intimo la speranza di costruire un futuro migliore per sé stessa e per Joe. Quando il marito finalmente torna a casa, non riesce a farsene una ragione, da di matto, incendia il portone del suo antagonista, il quale per queto vivere rinunzia a fare denuncia e tutto sembra rientrare nella normalità, Jannette cambia casa e città e Jerry riprende a vivere da solo con Joe. Un ritratto familiare dalle tante letture allegoriche, a partire dagli “Incendi che divampano attorno ma soprattutto dentro i protagonisti, alle prese con una tempesta emotiva intima difficile da domare. Quando all’inizio della storia, Jeanette porta Joe sul luogo dell’incendio, che il padre è impegnato ad estinguere, il ragazzino le chiede che ne sarà degli animali che popolano il bosco in fiamme, la risposta è che alcuni riusciranno a fuggire, mentre i più piccoli e paurosi saranno destinati a morire arsi vivi. Come le creature che popolano il bosco Janette scappa nella direzione sbagliata, restando coinvolta nel suo stesso rogo emotivo, è ciò che succede in questa famiglia dove è proprio il dialogo a latitare, in cui un uomo debole non riesce a relazionarsi con una donna che smaniosa di avere il controllo su tutto finisce col perderlo completamente, rendendosi responsabile della fine del matrimonio. Ognuno di fatto è vittima di sé stesso e della propria incapacità di comunicare. Un affresco statico, come le foto scattate dal giovane Joe, di una famiglia messa in trappola dalle sue stesse insicurezze, sotto gli occhi di un ragazzino, che è l’unico membro della famiglia innocente, che affronta da adulto, passivamente, il dolore della sconfitta, senza smettere di sperare che il “ménage” possa ricomporsi. Paul Dano attore di indubbio talento si cimenta con discreto successo nella sua prima regia È infatti questo Wildlife, il suo primo film dietro la macchina da presa, e a firmare lo script a quattro mani con Paul Dano c’è la sua compagna Zoe Kazan. Trasposizione del romanzo Incendi di Richard Ford. La sua regia affida la maggior parte del film alla camera fissa, con pochissime eccezioni, A dare nerbo a Wildlife non è solo la mano di Dano, che però a tratti appare un tantino statica, quanto la fotografia di Diego García, il ridotto contrasto che richiama lo stile di Paul Thomas Anderson, a lui è debitore, soprattutto nelle occasioni in cui Paulo Dano decide di affidarsi a dei movimenti di macchina,  quando si trova a scandire i momenti topici del film: una lenta carrellata della telecamera verso il volto sconvolto di un personaggio, per coglierne le sue emozioni. Rare eccezioni però, in un film in cui la camera è quasi sempre ferma. Ambientazione rarefatta, personaggi ben ricamati, attori come Carey MulliganJake Gyllenhaal e Bill Camp assolutamente in parte. Una storia narrata con grande pathos. L’esordio è, nel complesso, più che positivo

 

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