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Tyrel

Regia di Sebastián Silva vedi scheda film

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La recensione su Tyrel

di gaiart
6 stelle

Andiamo con ordine. Partiamo dalla fine. Il finale, che non menziono per spoilerare, è la cosa più assurda, frettolosa e strana che si può includere in un film. E qui Silva sorprende tutti nel non sorprendere. Ciò premesso, basterebbe infatti uscire al 81esimo minuto per restare felici, la pellicola monta piano piano come la panna montata, crea

Andiamo con ordine. Partiamo dalla fine. Il finale, che non menziono per spoilerare, è la cosa più assurda, frettolosa e strana che si può includere in un film. E qui Silva sorprende tutti nel non sorprendere.

 

Ciò premesso, basterebbe infatti uscire al 81esimo minuto per restare felici, la pellicola monta piano piano come la panna montata, crea tensione, stato di allerta come se ci fosse sempre qualcosa che debba prima o poi arrivare.

Lasciando perdere il fatto che ciò non arriva, o per lo meno non arriva in modo netto come in Pity, sempre presente al Torino film festival, la costruzione del film è come un petting perenne e continuo senza mai condurre all'acme finale.

Certo anche questo può diventare piacevole e stimolante per ore o addiritttura giorni, Sting docet e anche la sua amata cultura tantrica, forse però a lungo potrebbe diventare leggermente frustrante.

I pregi.

Il pregio più grande di questo strano film è far parlare e riflettere di relazioni, razzismo e violenza, in un contesto che non ne è il parterre originale. Non abbiamo infatti un auto della polizia che picchia un nero come in Green Book. Non abbiamo un homeless nero preso a calci per strada o un marito diverso che si presenta in In indovina chi viene a cena. Non abbiamo una ragazza nera a scuola come in The hate you give. Qui l'ambience è capovolto.

Abbiamo dei giovani bianchi totalmente dementi: bevono, sparano cazzate, fanno canne, gente inutile e molto ricca - spesso verità direttamente proporzionali. Basti dire che il più equilibrato è un molossoide bianco - appunto - il cane.

 

Tra di loro Tyrel, un sensibile afroamericano, anzichè divertirsi e condividere con sti fantageni, si staglia da solo per intelligenza e sensibilità, infatti lega solo col cane e viceversa, avverte il disagio che cresce, non riesce a dormire, non si relaziona, cerca di scappare. Insomma si sente ed è diverso, anche spiritualmente. Per fortuna diremmo!!!

Almeno lui uno spirito ce l'ha. Per gli altri, l'unico spirito che riconoscono è il tasso alcolemico che ingurgitano e che si ritrova nel sange o nelle urine.

 

Interessante come Tyrel trovi rifugio in una casa vicina dove una signora bianca si dimostra gentile, affettuosa e warm, per scoprire poco dopo che ha un marito e un figlio afroamericano. Come se la capacità di offrire amore, affetto, ascolto e accettazione venisse per lo più dall'Africa o dal contatto con essa.

 

Applauso all'idea coraggiosa e valida, peccato non aver tirato fuori dalla sceneggiatura qualcosina in più nel finale e nello svolgimento di questo tema così abilmente politico da essere scambiato per un party inutile di 8 dementi figli di papà.

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