Regia di Christina Choe vedi scheda film
Dramma psicologico di grande spessore. Prova attoriale strepitosa
Nancy Freeman, è una trentacinquenne single, senza un impiego stabile, abita in un modesto appartamento, sito in un sobborgo popolare di New York, in compagnia della madre Betty afflitta da un vistoso Parkinson; la giovane riempie la sua vuota esistenza, inventandosi personalità digitali, all’insegna della più totale mistificazione. Nancy è tormentata, infelice e soprattutto sola, unica compagnia il suo gatto, così trova sollievo, usando questo blog e sparando balle grosse, con confessioni fittizie e infingimenti vari, ingannando gli utenti, ma soprattutto sé stessa;quando sua madre muore, forse anche a causa della sua negligenza, Nancy sprofonda nella più cupa depressione. Le capita di vedere in tv un'intervista rilasciata da Leo e Ellen, una coppia a cui trent’anni prima, in un centro commerciale, avevano rapito la figlia di 4 anni, mai più ritrovata. Nancy ravvisando una somiglianza con il “render” realizzato dalle autorità, tramite grafica computerizzata,si convince che quella è proprio lei e costoro i suoi genitori naturali. E così si presenta a cospetto dei due coniugi, nella speranza che la “riconoscano”. La madre dopo le iniziali perplessità si “convince" che quella potrebbe essere effettivamente sua figlia e la tratta come tale: "qui è dove ti portavamo", il padre più scettico le riferisce "qui è dove andavamo con Brooke”.
Più passa il tempo più alcune cose non quadrano, tuttavia quasi finiamo col persuaderci, che quella sia veramente la figlia dei due sventurati genitori: peraltro Nancy ha bisogno d'affetto, quella coppia di qualcuno cui badare, insomma sembra che così il cerchio si chiuda. Poi però arriva il risultato del DNA. “Ti voglio bene, tutto il resto non conta" dice Ellen, ma durante la notte Nancy se ne va, qualcuno alla finestra la vede, ma non la ferma. Cosa non faremmo noi tutti, pur di ricevere qualche scampolo di amore.
Diviso narrativamente e visivamente in due parti, con lo schermo che dal formato 4:3 si allarga poi ai 16:9, grande e aperto, come il dolore che accomuna la coppia di anziani con la triste Nancy; la regista Christina Choe,alla sua opera prima, muove con abilità la Mdp, in spazi stretti e in primi piani ancora più stretti, per un dramma psicologico raccontato con stile sobrio e tutto in sottrazione, con tanto “non detto”.
L’attrice protagonista, Andrea Riseborough, è in questa rappresentazione, semplicemente superlativa, il suo volto imperscrutabile dice più di mille parole. Il film è notevole
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