Regia di Reinaldo Marcus Green vedi scheda film
13° FESTA DEL CINEMA DI ROMA - SELEZIONE UFFICIALE
Le diverse angolazioni di una tragedia come troppe, creata dall'incapacità dell'uomo di venir meno all'intolleranza e alla tendenza a discriminare, a farsi prendere e guidare da pregiudizi che pongono una razza, una classe sociale, una determinata schiera di persone, in posizione di svantaggio rispetto a coloro che rientrano nei margini del comune grado di accettazione stabilito dalle convenzioni.
L'ennesimo caso di omicidio a sangue freddo di un nero fermato da una forza dell'ordine armata sino ai denti e con pistole spianate, offre al regista Reinaldo Marcus Green - qui al suo primo lungometraggio - l'opportunità per fornirci tre angolazioni da parte di tre testimoni, o comunque tre persone interessate nel fatto, preziosi, indispensabili per lo svelamento di una verità brutale e scomoda che non può passare inosservata. Tre individui alle prese con la propria coscienza di uomini, che non si lasciano intimorire troppo facilmente, avendo ognuno la possibilità di tacere per non veder pregiudicata la propria situazione.
Quest'anno la tematica scottante ed irrisolta della discriminazione razziale, e più in generale la tematica "black" pare una costante qui alla Festa romana 2018: dopo un mieloso e svenevole Barry Jenkins col suo melodramma patinato If Beale Street could talk, dopo il quasi-blockbuster di George Tillman Jr. The Hate u give, la cui storia cende a patti sin troppo coi gusti ed i desideri del pubblico, ma ci fornisce un ritratto veritiero di uno stato di qìguerra di quartiere di una America divisa da questioni di pelle, dopo il riuscitissimo, brillante ma anche molto pungente Green Book di Peter Farrelly, Monster and Men arriva inesorabilmente in ritardo e senza veri spunti di rilievo, per quanto la situazione di base sia veritiera e drammaticamente pienamente sostenibile, per poterci in qualche modo colpire al cuore.
Anzi le tre vicende appaiono così sparpagliate e mal amalgamate tra loro, che il film finisce di vivere di sussulti predisposti ad arte, senza il potere di avvincerci od indigrarci come nei due precedenti casi di film riusciti citati poco sopra.
Rimane un film nobile d'intenti, che tenta la strada della denuncia, o della indignazione, che riflette sulla opportunità di rinunciare un pò all'egoismo che guida ognuno di noi verso una meta sempre difficile da raggiungere, a vantaggio di un riscatto morale che pare condannarci alla mediocrità, ma che invece è in grado di fornirci lo spirito giusto per poter andare avanti con la coscienza pulita.
Cose belle, argomenti legittimi, raccolti in uno svolgimento un pò scontato, disordinatamente costuito, poco efficacemente in grado di colpire come sarebbe lecito aspettarsi.
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