Regia di Carlo Verdone vedi scheda film
Uomo un po’ demoralizzato ritrova la voglia di ributtarsi nella mischia dopo aver conosciuto una vulcanica ragazza. Più che un film di Carlo Verdone, Sono pazzo di Iris Blond vale per l’ottima prova di Claudia Gerini. Sarà che la storia, pur girando intorno al personaggio maschile, è maggiormente interessata allo sviluppo delle dinamiche del contraltare femminile. Scritto prima della fase di crisi creativa inaugurata da Gallo cedrone e proseguita con C’era un cinese in coma, è un’opera di transizione nell’itinerario di Verdone, nel quale già affiorano tematiche e caratteristiche del quaranta-cinquantenne frustrato e disilluso. Forse Carlo non ancora se ne rende conto al meglio, ma è un grande narratore di sentimenti femminili, sin dai tempi di Borotalco e poi anche con Io e mia sorella, Maledetto il giorno che t’ho incontrato e Perdiamoci di vista (e non è un caso che ognuno di questi film vantino la partecipazioni di attrici impegnate nelle prove migliori della propria carriera, da Eleonora Giorgi a Ornella Muti fino ad Asia Argento – Margherita Buy è fuori gioco perché è sempre infallibile). Qui ne dà un’ulteriore prova, con la mirabile direzione della Gerini (ma anche Andrèa Ferrèol offre una simpatica caratterizzazione). È anche un (altro) film sulla musica (altra grande passione verdoniana) che svolge un ruolo fondamentale nello sviluppo della trama, quasi da deus ex machina. E, ancora, c’è un’altra costante del cinema verdoniano: la nevrosi risolta in modi ora tragicomici, ora beffardi. E Carlo è sempre più uomo del suo tempo, miglior attore di se stesso. Grande impegno musicale di Lele Marchitelli.
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