Regia di Bart Layton vedi scheda film
American Animals (2018): locandina
13° FESTA DEL CINEMA DI ROMA- SELEZIONE UFFICIALE
Il cinema ha il pregio di raccontare, da sempre, vizi e virtù, miseria e nobiltà della variegata componente umana a cui il paziente pianeta che ci ospita ha dato i natali.
Questo tuttavia non autorizza automaticamente a rivolgerci a questa arte visiva per celebrare anche le gesta più sconsiderate, incomprensibili e maldestre che un gruppo di malcapitati sciocchi studenti decidono di organizzare per evitare con brillantezza gli ostacoli che li separano dallarealizzazione dell'American dream.
American Animals (2018): Barry Keoghan
American Animals (2018): Bart Layton, Barry Keoghan
Pertanto la vicenda del furto dei libri preziosi pressoché incustoditi presso una università di provincia nel Kentucky, oltre a rivelarsi sciocca e banale, aggravata da risibili riferimenti cinefili a modelli di perfezione a cui accostarsi risulta oltremodo autolesionista, risulta altresì ancor più irritante per il modo fazioso in cui il documentarista Bart Layton decide di ingannarci con proclami del tipo: "questa storia non è tratta da fatti veri, ma è un fatto vero".
Ci irrita non perché non lo sia un fatto vero, ma per il fatto che il regista si faccia bello nel voler inserire falsi documentari in cui i veri "geniali" volponi commentano pentiti e pure in lacrime le loro disastrose imprese: lacrime da coccodrillo che non possiamo credere non siano costruite su un canovaccio spudorato di sceneghiatura fazioso e fuorviante.
American Animals (2018): Barry Keoghan, Blake Jenner, Jared Abrahamson, Evan Peters
American Animals (2018): Barry Keoghan
Detto questo il film ripercorre stancamente i tratti del disastroso misfatto, mettendo in luce più che altro imbecillità dei propri incoscienti maldestri autori.
Certo nessuno nasce "imparato", ma diamine!!! Rinunciare ad un travestimento e pensare di farla franca, mi sembra davvero una soluzione da mentecatti decerebrati.
American Animals (2018): locandina
Tra gli attori coinvolti in questo macchinoso complotto, riconosciamo, ahimè, il pur bravo giovane Barry Keoghan dal volto segnato e reso più interessante dal catrame dell'asfalto (probabilmente frutto di qualche incontro ravvicinato col suolo bituminoso), mentre il prezzemolino prezioso e carismatico Udo Kier si adopera a raggiungere, con questa ennesima fulminea apparizione, quella considerevole decina di apparizioni costanti che da tempo caratterizzano i suoi bizzarri improvvisi subentri di scena cinematografici: non camei, ma non molto di più.
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