Regia di Panos Cosmatos vedi scheda film
Sopravvivere alla Vendetta.
Nicolas Cage: the Bliss of Evil, ovvero:
- 2016: “Dog Eat Dog” di Paul Schrader
- 2017: “Mom and Dad” di Brian Taylor
- 2018: “Mandy” di Panos Cosmatos
- 2019: “Color Out of Space” di Richard Stanley (da H.P. Lovecraft)
L'orrore, l'orrore...
“Lo psicotico affoga là dove il mistico nuota”: certo è che i cattivi parlano troppo [in gener(al)e].
Se si supera una piccola serie di minuscoli stalli, vicoli ciechi / dead end ed impasse iniziali atti a delineare la mappa del Buen Retiro contenuti all'interno dell'Idillio, dell'Eden, dell'Equilibrio rappresentato dal primo capitolo, I. “The Shadow Mountains, 1983 a.C.” (0 - 21'00''), quando entrano in scena i Fanatici di Gesù, quei coglioni dei II. “Children of the New Dawn” (21'00'' - 1.15'00''), la storia entra nei binari consoni e in parte consueti che portano al 10050 di Cielo Drive, là dove III. “Mandy” (1.15'00'' - 2.01'00''), paradossalmente, per sfinimento, deflagra.
Poi per il resto ci pensa [oltrea all'interpretazione di una magnetica Andrea Riseborough (che nello stesso anno impersona un altro personaggio titolante, la “Nancy” di Christina Choe), alla fotografia di Benjamin Loeb (“King Cobra”, “Hello Destroyer”), al montaggio di Bret W. Bachman (“Bitch”, “LowLife”, “Color Out of Space”), alle musiche di Jóhann Jóhannsson (“Prisoners”, “Sicario”, “Arrival” e in parte “Mother!”), qui in una delle sue ultime partiture, e al Belgio vallone che interpreta una zona boscosa al limitare del Deserto del Mojave, nell'entroterra del sud-est californiano] Nicolas Cage in zona “Army of DarkNess” + l'ep. “Taarna” (da Moebius) contenuto in “Heavy Metal” di Potterton/Reitman uscito due anni diegetici prima (e Mandy indossa una maglietta dei Black Sabbath).
Quel che rimane è un oceano-arcipelago-continente di azioni che portano un solo nome, quello di Vendetta, quel che resta è un'allucinazione innestata in un ricordo immaginato, quel che gravosamente gravita d'intorno è un pianeta alieno, spoglio di lei, in cui scorrazzare.
“When I seen them things, they were in a world of pain. But you know what the freakiest part was? They fucking loved it.”
Lo sberleffo sbeffeggiante pre-finale, tra lo scientemente comico e l'irrimediabilmente tragico (la “giustizia” trionfa, ma la pace e la felicità rimangono lontane), ricorda, ribaltat'opposto, ciò che accade a Balkan in quello di “the Ninth Gate” di Polanski (da Pérez-Reverte), solo che qui il diavolo incarnato è Cage.
Un'ultima reminiscenza, post titoli di coda: non certo come un tentativo di emendarsi dalla carneficina, ma piuttosto di ritrovare un po' di quello che, anche se non lo sapevano, era il loro pianeta preferito: la Terra.
Sotto certi aspetti sinonimico a Rob Zombie e Gaspar Noé, con meno pretenziosità fintamente arzigogolate alla NWR e meno vacuità pasciutamente spinte alla Aronofsky, ma d'altro canto anche meno capacità d'imbastire un discorso e una storia pienamente solidi come Craig S. Zahler ("Bone TomaHawk", "Brawl in Cell Block 99", "Dragged Across Concrete"), Panos Cosmatos, qui all'opera seconda dopo “Beyond the Black RainBow”, con “Mandy” (co-prodotto da Elija Wood, non nuovo a progetti del genere: “A Girl Walks Home Alone at Night” di Ana Lily Amirpour, “Bitch” di Marianna Palka e il prossimo lovecraftiano, già citato più sopra nel corpo del testo e in esergo ad esso, “Color Out of Space” di Richard Stanley) alla fine raggiunge il proprio scopo, ovvero quello di mettere in scena una parziale catarsi e di - in un qualche, certo modo - sopravvivere alla propria - come già detto - vendetta.
"Under the crimson, primordial sky, surrounded by the jagged black rocks of the ancient volcanic mountain, the wretched Warlock reached into the dark embrace of the fissure until his hand touched a smooth glassy surface. Cold as ice. His fist closed around the The Serpent's Eye. Slowly he withdrew it and held it before him in the fading light of the blood red suns. It glowed from within. A ghostly emerald light.
Strange and Eternal."
Lenora Torn - “Seeker of the Serpent's Eye” (pare, sembra, si dice...)
* * * ¼ - 6½
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