Regia di Panos Cosmatos vedi scheda film
Un lisergico revenge movie in salsa gore , definirei così questo secondo lungometraggio scritto(assieme a Aaron Stewart-Ahn) e diretto da Panos Cosmatos, che da una buona idea di partenza non riesce a concretizzare un film solido nella sua completezza.
La struttura narrativa è semplice, film suddiviso in capitoli che assumono uno sviluppo narrativo tipico di un revenge movie, trova un discreto livello di fascino nella prima parte, con un ritmo si lento ma che aggiunge inquietudine, la stessa data anche dalla natura esoterica della setta. La seconda parte vira sull’azione-splatter, banale sul punto di vista dell’intreccio e con alcune scene che probabilmente sono state inserite con l'intento di dare un tocco ironico ma che invece finiscono per toccare il limite del ridicolo.
Sulla messa in scena Cosmatos illustra il film come se fosse un "bad trip" da LSD, un uso di una fotografia su toni caldi di viola, giallo verde, spesso spinta sui filtri di questi colori e con un idea registica ben precisa per raggiungere lo scopo.
L’ispirazione a Enter the Void di Gaspar Noè è abbastanza evidente sull'uso del colore, ma se nel film di Noè queste scelte portavano ad un risultato efficace grazie ad una calibrazione più misurata e anche alla perenne soggettiva, qui diventano troppo “sparati” e “snaturati, salvati nella prima parte da un regia che dilata i tempi e gioca bene con le inquadrature, anche con dei buon ralenti, ma tutto si perde nella seconda con le scene d’azione che presentano errori, come alcuni scavalcamenti di campo, e un impostazione registica che unita alle scelte narrative ammazzano il discreto lavoro fino ad ora visto
Anche la recitazione di Cage è bipolare: nella prima parte abbastanza misurata, devo dire convincente, nella seconda in overacting come non mai anche se in questo caso un overacting che trova una ragion d’essere nell’esagerazione stessa del contesto, ciò non di meno ridicola, però rispetto alla stessa di Cage in “Mom and Dad" meno fastidiosa.
Un film che dagli ottimi titoli di testa faceva ben sperare, ma che pian piano degenera sia nella diegesi sia nel risultato finale dell’opera che delude fortemente. Soggettivamente può risultare totalmente affascinante per il suo exploit da B-Movie, ma non per me. Buone le musiche di Jóhann Jóhannsson.
Voto:4
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