Regia di Debra Granik vedi scheda film
Un reduce della guerra in medio oriente (Foster) vive insieme a sua figlia (McKenzie) tra le montagne dell'Oregon, sbarcando il lunario con un piccolo traffico di farmaci e recandosi di tanto in tanto in città. Un errore mette i servizi sociali sulle tracce dei due, imponendo loro un percorso regolare (una casa, un'istruzione formale per la figlia). In un primo tempo padre e figlia sembrano adattarsi a una vita uguale a quella di tutti gli altri, ma poi lo spirito inquieto del padre prevale e i due arriveranno a dover prendere decisioni drammatiche e importanti.
Tratto da una storia vera, diventata poi romanzo autobiografico per firma di Peter Rock, Senza lasciare traccia è la versione torva di Mister Fantastic: una fiaba metropolitana piuttosto manierista per raccontare un Robinson Crusoe postmoderno, refrattario a qualsiasi regola di socializzazione eppure del tutto rispettoso della natura. Come già nel precedente film della regista, il pessimo Un gelido inverno, anche qui la natura si ritaglia un posto di primissimo piano, così come un ruolo cruciale viene consegnato a una giovanissima attrice (il film precedente lanciò Jennifer Lawrence). Ma il ritmo è fiacchissimo e le psicologie dei personaggi sono tagliate con l'accetta.
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