Regia di John Cassavetes vedi scheda film
L'esordio dietro la macchina da presa di John Cassavetes è un film che ha fatto storia per svariati motivi, e in primis perché viene considerato uno dei fondatori del cinema indipendente americano. E' un'opera coraggiosa e in anticipo sui tempi nell'affrontare tematiche spinose come quella del razzismo, su uno spunto narrativo curiosamente simile a quello de "Lo specchio della vita" di Douglas Sirk, che uscì nello stesso anno (anche qui abbiamo una ragazza nera di carnagione chiara che può essere scambiata per bianca e prova i vantaggi della sua condizione, fino ad un'esperienza che la segnerà nel profondo). Cassavetes gira con grande libertà espressiva sequenze dove l'improvvisazione ha un ruolo importante, sia nella scelta delle battute di dialogo che nella recitazione degli attori, e la breve durata di circa 80 minuti gli impedisce quasi sempre di perdersi in lungaggini, anche se bisogna riconoscere che alcuni aspetti del plot forse non sono sviluppati pienamente, e da questo punto di vista il regista farà sicuramente meglio in opere della maturità come "A woman under the influence". Nel cast buone soprattutto le prove di Lelia Goldoni, di Ben Carruthers (che interpreta il fratello della Goldoni, ma sembra che nella vita sia stato anche suo marito per un certo periodo) e di Anthony Ray, figlio del regista Nicholas, all'epoca giovane e indubbiamente di bella presenza. Il film regge bene ancora oggi ma non ha la portata rivoluzionaria di un "Fino all'ultimo respiro" di Godard, uscito nello stesso periodo, anche se dal punto di vista dell'analisi sociale è un'opera attenta, sensibile e intelligente.
voto 8/10
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